Scrive Alfonsa: “Ho sessant’anni tra qualche mese andrò in pensione. Io abito a Milano e mio figlio vuole che mi avvicini a lui in modo da aiutarlo in caso di prole. Troppi cambiamenti mi stanno mandando in ansia.”
Scrive Enrico: Meglio prevedere gli anni dell’invecchiamento avvicinandosi ai figli o mantenendo le rispettive abitazioni alla distanza di sempre ? Guardare alla pensione come ad un’opportunità per progettare un futuro interessante o come a una fase della vita in cui prevalgono le incognite e quindi le ansie ? Prendo spunto dal messaggio inviato da Alfonsa per riflettere su questi interrogativi. Mi sembra che il punto chiave sia come viviamo il cambiamento. Se lo viviamo come una condizione imposta dalle circostanze o da altri, corriamo il rischio di vedere solo i lati negativi, se invece all’occasione di cambiare (come quando inizia la pensione) associamo dei nostri desideri e dei nostri progetti, una nostra volontà, allora il futuro possiamo affrontarlo sapendo che esistono sì delle incognite, ma che l’esplorazione di un mondo sconosciuto può portare anche delle cose buone. I figli ci vogliono vicini a loro perchè hanno bisogno di nonni tuttofare ? Se coincide con un nostro desiderio prioritario di fare i nonni o di dare una mano ai figli, perché no ? Se però dove abitiamo adesso stiamo bene e non ci va di cambiare casa, ci si può sempre organizzare per fare i nonni part time concordando ore e periodi. L’importante é fare delle scelte e non sentirsi obbligati. Provare a progettare il proprio futuro anche a sessant’anni è il segreto !