Silvia ad inizio estate ci aveva scritto della sua intenzione di cambiare abitazione facendo downshifting. Come è andata ? Dopo mesi impegnativi, ora ci racconta cosa è successo.
Ho traslocato da appena qualche giorno in un piccolo e accogliente attico dove vivo sola. Prima abitavo in un grande appartamento, affacciato sul verde di una villa, a due passi dal centro storico, in una piccola cittadina del Piemonte, al terzo piano senza ascensore. Ho quasi 70 anni, e, seppur in buona salute, l’età che avanza mi suggeriva una sistemazione più consona e ora che si è liberato questo alloggio di proprietà di mio genero, quinto piano con ascensore, ho preso la decisione di sistemarmi qui. Mia figlia, architetto, si è occupata della ristrutturazione: è diventato un open space, più camera da letto, servizi e una grande terrazza. Il posto mi è piaciuto subito, ma ho dovuto entrare nell’ordine di idee di restringermi, cioè lasciare mobili e cose che qui non trovavano una sistemazione.
A giugno, mentre qui iniziava la ristrutturazione, io ho incominciato a stabilire che cosa volevo tenere e che cosa potevo lasciar andare, in base agli spazi della nuova casa .Ho deciso di tenere vecchi mobili a cui sono affezionata, tra cui la libreria di mio padre e una mia vecchia scrivania. Di che cosa privarmi? All’inizio è stato quasi uno scherzo: non ho più comperato lo zucchero e ho usato le bustine della mia collezione di zuccheri dei bar più prestigiosi; ho regalato le piccole saponette degli Hotel della mia collezione (tanto, ora che non viaggio più per lavoro, era più che mai sguarnita..); poi la cosa si è fatta più seria: stabilito che le sei librerie sarebbero diventate due, che la grande cucina sarebbe stata un cucinino affacciato sull’open space, che i due divani sarebbero diventati un divano-letto nuovo, che un armadio per la biancheria sarebbe diventato un armadio per appendere le giacche degli ospiti,che il grande armadio era troppo alto per la nuova casa e che dovevo sostituirlo con uno più basso,quindi più piccolo, ho dovuto attivarmi da una parte ad ordinare pochi nuovi mobili e dall’altra ad eliminare alla grande i contenuti o, perlomeno, a ridurli con estrema decisione.
Nello stesso periodo avevo letto sulla stampa che i baby boomer in America lasciano le villette con giardino e tornano a vivere nei centri cittadini, adattandosi a vivere in meno spazio, per tagliare le spese di trasporto e di riscaldamento: è il downshifting . Secondo Wikipedia si tratta di un “comportamento sociale o una tendenza collettiva per cui gli individui adottano modi di vita più semplici, per sfuggire al materialismo ossessivo, per ridurre lo stress e i danni psichici che ne derivano”. Certo è un comportamento positivo quando avviene per scelta volontaria, meno se sei costretto a ridurti a causa di un cambiamento di stile di vita dovuto a minori introiti.
Non è il mio caso, per fortuna, e allora, rinfrancata dal far parte dell’attualità, mi sono data delle regole ferree: i libri che avevo pochissime probabilità di aprire li ho donati a piccole biblioteche dei paesi vicini (ho scoperto di avere due o addirittura tre copie di uno stesso libro che mi interessava e tanti libri che non consultavo più e che neppure sapevo di avere); i libri della mia professione li ho regalati all’ultimo Istituto Scolastico dove ho lavorato. Quelli che non mi sentivo proprio di lasciare sono qui, nelle due librerie. Mi comprerò un lettore di e-book e andrò più spesso in biblioteca, che è anche un modo per stare meno soli.
L’armadio nuovo è più basso e più piccolo dell’altro, e allora vestiti, maglie, giacche, pantaloni e scarpe ne ho tenuti tre o quattro per stagione e qualità, i più belli e recenti e che porto veramente, gli altri ad un negozio di riuso.
La cucina nuova è piccola, perciò ho preparato scatoloni di stoviglie, pentole e biancheria per Associazioni che li vendono o li riusano (in fin dei conti a che servono tre servizi di piatti da tavola?). Un’Associazione umanitaria si è portata via le librerie, i divani, la cucina, la colf si è presa l’armadio alto, mio nipote la scrivania moderna, tante cose sono stati piccoli regali per le amiche, altre cose in uno scatolone per mia nipote che ha deciso di convivere, piccoli oggetti in uno scatolone per una lotteria della Parrocchia. Tutti contenti. Poi tante cose via nella raccolta differenziata,via vecchi documenti, via vecchie lettere; gli oggetti più grandi all’isola ecologica, senza pietà. E poi – mi son detta – basta acquisti non necessari ai saldi, basta 3 per 2, basta shopping ma acquisti al bisogno e se acquisterò una cosa ne getterò un’altra.
Qui ho una grande cantina arieggiata dove ho messo alcuni scatoloni di cose e soprammobili che voglio tenere e che ogni tanto prenderò per sostituire quelli in casa facendo un cambio..; lì, in un armadio chiuso, ho messo i tanti quadri che mi avanzano e che sostituirò ogni tanto con quelli in casa, altri saranno splendidi regali.
Le foto sparse per la casa, i mobili, gli oggetti, i quadri mi ricordano le persone care, la mia vita di oggi e di un tempo, ma tanti ricordi sono dentro di me, fanno parte di me e contano solo per me: quelli non li butterò mai. Sono contenta e mi sembra di aver ripassato la mia vita in questa faticosa ma efficace estate di downshifting. Silvia Ghidinelli In foto: interno di un’abitazione
3 Comments
Beata te, cara Silvia,che ce l’hai fatta ! A me non so quando toccherà, ma se penso a tutto quello che dovrò eliminare ( e tu lo sai) mi viene male… Ma quando arriva il momento, bisogna farlo,no? Cominciando dalla casa di mia madre, che è già un po’ più vuota…ma i libri , i libri ! Mah! Comunque brava cara Silvia ! E a presto !
Sono contenta di aver letto la sua mail, anch’io in questi mesi sono vissuta con questi pensieri e preoccupazioni ma ad aver letto cosa dice mi ci sono ritrovata, devo pensare a cosa tenere. Ora penso che la sua decisione sia la migliore perciò cercherò di valutare tutto quello che ha un vero valore affettivo e scarterò tutto quello tenuto in tanti anni per niente e magari fanno comodo ad altri. GRAZIE sono più serena e tutto sarà meno pieno di tristezza, darò una svolta alla mia vita anche se non lo avrei mai creduto. Grazie ancora e ringrazio Dio che oggi mi ha fatto tornare al computer. Alida
Grazie perché aver letto la sua mail mi ha aiutato a decidere cosa fare. Anch’io in questi mesi sono passata attraverso quello che Lei descrive, perché tutte le mie cose mi sembravano troppo importanti per lasciarle ma non posso portarmele tutte perché la casa è la metà di questa che lascio, io cambio città dopo 59 anni di residenza qui perciò la lascio indovinare come sto, ma passerà se avrò le cose alle quali sono più affezionata. GRAZIE per l’aiuto auguri per una nuova vita, Alida