“Sto invecchiando”, sento dire spesso, e chi lo dice di solito fa riferimento a trasformazioni del proprio corpo, a qualche lentezza nelle reazioni mentali, a qualche differenza nel ruolo sociale o familiare che ricopre. Secondo un interessante studio di Diego Vezzuto apparso sulla rivista Neodemos (la rivista on line dei demografi italiani), il processo di invecchiamento dalla condizione del classico adulto maturo alla fase di vita successiva durerebbe mediamente 13 anni, con l’inizio della transizione che avverrebbe tra i 50 e i 60 anni. Le “tappe” importanti del processo di invecchiamento sarebbero segnate, secondo questo studio basato su dati del progetto europeo Share, dai seguenti eventi che implicano un cambiamento di ruolo o di status: l’uscita dal mercato del lavoro, l’uscita dell’ultimo figlio dalla casa d’origine, la nascita del primo nipote, la perdita del coniuge e il peggioramento delle condizioni di salute. Addirittura, Vezzuto riconosce durate del processo di invecchiamento diverse da Paese a Paese: ad esempio, “breve” quello degli Austriaci o dei Polacchi, “intermedio” quello dei Francesi, “medio-lungo” quello dei Tedeschi, “posticipato” quello degli abitanti della Svizzera, della Svezia e dei Paesi Bassi. Anche per noi Italiani il processo d’invecchiamento sarebbe “posticipato”, soprattutto perché lo si intraprenderebbe tardi.
Ora, a parte le differenze Paese, credo che effettivamente anche nell’esperienza individuale siano per molti riconoscibili gli eventi che lo studio identifica come “tappe” del processo di transizione e condivisibile da molti che esso sia un percorso prolungato nel tempo. Sul piano familiare la varietà degli eventi “marcatori” è ampia, anche se non segue un calendario standard di età: a 60 anni può succederti di vedere i figli uscire di casa, ma anche di averli già autonomi da dieci anni o di tenerli sotto il tetto di casa per i dieci anni successivi; può succedere che diventi neo-nonno, ma anche neo-padre; puoi iniziare un periodo di riscoperta della coppia con il partner di una vita o magari invece ti può capitare un nuovo amore con un coetaneo. Nella sfera lavorativa, per qualcuno l’evento “marcatore” è il classico giorno del pensionamento, ma per qualcun altro è un improvviso licenziamento o un’imprevista riduzione di responsabilità. E’ forse però soprattutto il fronte fisico quello a cui siamo più sensibili e che di più ci fa notare che gli anni passano. Se da una parte è sicuro che agli acciacchi non si sottrae nessuno e che la roulette delle malattie serie è sempre all’opera, è altrettanto certo che la medicina oggi consente a tutti maggiore ottimismo, che finalmente l’attenzione alla prevenzione si sta facendo strada diffusamente e che si sta imponendo una maggiore propensione al movimento fisico e all’alimentazione sana. Così, un’importante conseguenza è che il declino fisico, che quando si viveva meno era normalmente concentrato in pochi anni, oggi si diluisce su decenni, pur con una resistenza altamente variabile da persona a persona.
In questo quadro di “invecchiamento lento, posticipato e prolungato” è però probabile che sperimenteremo dissonanze forti, anche a livello fisico, tra il mantenimento da un parte di condizioni “giovanili” grazie alla medicina rigenerativa (ad esempio con le “riparazioni” di cuore e fegato grazie alle cellule staminali) e invece il peggioramento dall’altra parte sul fronte delle malattie neurodegenerative, viste le maggiori difficoltà che la scienza medica sta affrontando in questo campo. Allo stesso modo, sperimenteremo disorientamenti tra un invecchiamento fisico molto lento e cambiamenti invece talvolta repentini di ruoli sociali e familiari.