Scrive Riccardo: I sessantenni di oggi sono sicuramente quelli che da giovani,con le inevitabili eccezioni,hanno avuto vita più facile e condizioni sociali più favorevoli rispetto alle generazioni che li hanno preceduti ma oggi io,quasi sessantenne,mi trovo a condividere con mia figlia maggiore,quasi trentenne,le stesse preoccupazioni di lavoro e le stesse ansie per il futuro come se fossimo “coetanei” .E’ una situazione paradossale che se però sfruttata al meglio,contribuisce a migliorare il rapporto genitori figli.Certo,non è gratificante per un trentenne non avere la possibilità di rendersi economicamente autonomo ma non sarà che per loro forse è meno urgente di quanto non lo fosse per noi? magari anche per colpa nostra!
Caro Riccardo, sono totalmente d’accordo con te che le nostre generazioni, cioè di quelli che erano bambini o ragazzi nel periodo del miracolo economico, sono generazioni fortunate (niente guerre, condizioni di vita mediamente buone, lavoro che si trovava facilmente, istruzione più diffusa, ecc), anche se le ansie sulle incertezze lavorative di oggi non consentono di avere sempre l’animo sereno. Noi siamo quelli del boom demografico, siamo quindi molto numerosi e pare che ci sia già stato il sorpasso sulle giovani generazioni. Leggi qui: “…all’epoca del passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica, i rapporti di forze erano a favore dei giovani. La fascia 16-30 contava quasi 13 milioni e mezzo di persone nel 1991. Mentre la fascia 60-74, già in ascesa, era comunque sensibilmente meno consistente, arrivando a poco più di 8 milioni. Oggi il rapporto di forze si è rovesciato a favore dei più anziani. La fascia 16-30 è scesa a 9,7 milioni, quella tra i 60 e i 74 anni è invece salita a quasi 10 milioni”. E’ di questo che parlano domani ad un convegno in cui si domandano “come dare piu’ peso al futuro nelle scelte di oggi”. Se ti interessa, qui trovi i dettagli <http://