Le Vostre Storie

Una brutta storia…

… di cui sono io il responsabile. Primavera dell’anno scorso: l’associazione di cui faccio parte organizza tre giorni di viaggio ad Assisi e ci andiamo in trenta, giovani e meno giovani, il più anziano ha 78 anni, il ragazzo più giovane 24. Il clima tra noi è bellissimo, c’è un’atmosfera fuori dal comune, quasi incantata. Io di anni ne ho 66, credo di portarli bene e in quei giorni mi sento particolarmente vitale. Scherzo con tutti, faccio battute, aiuto chi ne ha bisogno. E mi accorgo che una delle donne del gruppo, vent’anni meno di me, è particolarmente piacevole e intrigante. Anche lei non è indifferente al mio stato di grazia di quei giorni, mi si avvicina spesso, parliamo molto, c’è intesa. Potrei fermarmi a questo stadio e in effetti mi passano per la mente pensieri saggi, tipo che alla mia età bisogna andarci cauti o che a casa mi aspetta una moglie a cui voglio bene. Invece sono proprio preso dal sacro fuoco e perdo completamente la testa per questa donna. Quando la gita finisce e torniamo a casa, passo settimane in cui non mi riconosco più, il pensiero fisso è per lei, continuo a chiedermi come ci si può innamorare alla mia età, trovo scuse in continuazione per non stare a casa la sera. Non mi importa niente né del passato né del futuro, è importante solo il presente e quello che sto vivendo. Mia moglie ovviamente si accorge che è successo qualcosa e non so mentirle. Sta molto male e subito mi chiede di trovarmi un altro posto dove andare a dormire. Passano pochi giorni e succede il peggio: la donna di cui mi sono innamorato sparisce, non risponde più alle telefonate, agli sms, alle mail, chiedo agli altri dell’associazione e nessuno ne sa più nulla, a casa sua dove vive da sola non risponde nessuno. Desaparecida. Anche in associazione sono preoccupati e le sue amiche non ho fatto in tempo a conoscerle. Passano due settimane di angoscia e di paura, poi mi avvisano che è ricomparsa. Mi precipito, e lì mi affronta dicendomi quel che ormai temevo: ci ho pensato, dovevo essere da sola per pensarci per questo sono andata via, io non sono innamorata di te e non credo che la nostra relazione possa avere un futuro, mi spiace. Insomma, mi scarica e io passo dalla disperazione più nera all’autocommiserazione. Perdo chili e la faccia mi diventa scavata. Mia moglie non vuole più sentir parlare di me e trovo ospitalità da un vecchio amico. Dopo qualche altra settimana il sentimento prevalente è che mi sento un cretino, un cretino che si è andato a buttare in una situazione che poteva solo finire così. Intanto rifletto anche su come il rapporto con mia moglie fosse fragile, inaspettatamente fragile dopo tanti anni di matrimonio. E così i giorni passano. E io a questo punto non riesco più a guardare avanti.

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Le Vostre Storie

Pensione ballerina

Per fortuna il mio lavoro ancora mi piace e non sto tutti i giorni a verificare quanto mi manca alla pensione, perché se lo facessi diventerei matta. Sono nata nel 1952, annata che le stelle devono aver decretato come quella in cui fare tutti gli esperimenti possibili e immaginabili per le donne che devono andare in pensione. Ormai gli anni sono 63 e solo pochi anni fa (nell’era pre-Fornero), quando sono stata una volta a chiedere lumi all’Inps, mi dissero tutti contenti (loro ed io) che entro pochi mesi avrei avuto diritto all’assegno. Poi tutto è cambiato e c’è voluto un po’ di tempo per farsene una ragione, anche se non ho mai capito bene quale sarebbe stata l’età vera del mio pensionamento, da lavoratrice autonoma che in gioventù non le versavano i contributi. Però ormai me n’ero fatta una ragione e a mia figlia ho detto: “Cara mia, se vuoi regalarmi un nipote ne sarei felicissima, ma sappi che un po’ d’aiuto per qualche altro anno non te lo posso dare”. Poi durante queste feste di Natale mi sono imbattuta in un po’ di notizie che parlavano, per il 2016, di ancora nuove regole per le donne. I titoli dicono che si torna ad andare in pensione prima (noi donne), ma al primo articolo letto non ho capito niente, spiegava tutti i vari casi ed eccezioni, così alla fine non ci ho capito niente. Sarà il giornalista poco chiaro, ho pensato. Così ho letto un altro giornale, ma il risultato è stato lo stesso, per capire che sorte mi ha riservato il destino dovrò chiedere di nuovo a qualche “esperto”. Poi dicono che serve più flessibilità… ma più flessibilità di così ! Mai che si possano fare dei programmi, ogni anno sono lì che devo capire cosa è cambiato !

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Fatti ed Opinioni

La nuova sfida

Non solo vivere più a lungo, ma vivere bene gli anni aggiuntivi che la vita e il progresso ci stanno offrendo: questa é ormai la sfida che abbiamo davanti.

Nel giro di pochissimo tempo si è diffusa, sui media, tra i politici, nelle aziende e soprattutto tra la gente comune, la consapevolezza della rivoluzione demografica che ha coinvolto le nostre generazioni, rivoluzione ancora in pieno svolgimento. E in Paesi ad elevata longevità come l’Italia, la sorpresa di vivere anche oltre gli ottant’anni si è velocemente trasformata nell’ambizione di vivere con pienezza i decenni di “vita in più” che a molti vengono regalati.

Dietro a questa ambizione c’è il desiderio di sfruttare al meglio questa opportunità ignota a tutte le generazioni precedenti, ma c’é insieme la paura che gli anni della nuova vecchiaia siano lunghi e orribili, gravati da malattie neurodegenerative, da solitudine e da povertà di ritorno (su quest’ultimo aspetto basterebbero i dati riportati negli ultimi giorni dal Sole24ore per essere preoccupati). Solo con queste paure si spiegano le tante affermazioni un po’ angosciate di cinquantenni, sessantenni e settantenni che, di fronte alla fragilità e alla disabilità di tanti ottantenni, novantenni e magari centenari, si chiedono: “ma vale la pena di vivere così a lungo ?”, “ma è ancora vita ?”, “ma siamo di fronte a un progresso o a un peggioramento della condizione umana ?”

Certo che ne varrà la pena… se avremo la capacità di creare le condizioni per esistenze dignitose e dotate di senso, non gravate da malattie lunghe ed umilianti; ne varrà la pena se le prossime conquiste mediche terranno lo stesso passo (non troppo avanti, né troppo indietro) rispetto alle condizioni sociali ed esistenziali.

Riusciremo ad ottenere un tal risultato, così alto ed ambizioso ? E come ? Difficile rispondere, l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno mondiale e le risposte della scienza e dei costumi saranno le più svariate, incrociando culture diverse.

Vi sono proposte e progetti di rilievo che dovrebbero dare una spinta importante in questo senso. Come ad esempio il progetto di innovazione chiamato “Human Technopole Milano 2040”, di recente proposto in sede dopo-Expo e che punta ad aggregare scienziati e competenze delle più svariate discipline con l’obiettivo di trovare le migliori tecnologie per contribuire, tra l’altro, alla qualità della vita e al benessere nell’invecchiamento.

O come la proposta di un paio di anni fa di Fontana, Atella e altri illustri scienziati italiani che auspicavano nascesse dalle scienze della longevità un secondo Rinascimento.

Il mondo scientifico e dell’innovazione speriamo faccia la sua parte, ma sicuramente di almeno pari importanza sarà una trasformazione più sottile eppure dall’enorme impatto, e cioé la diffusione di stili di vita che potranno favorire un “invecchiamento a misura d’uomo” (e non un invecchiamento disumano); stili di vita che riguardano tantissime sfere dell’esistenza, dalle abitudini alimentari, alla cura del proprio corpo, della propria mente, della propria rete sociale e, non ultima, delle proprie finanze.

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Fatti ed Opinioni

60-70enni: in soffitta il cliché tradizionale

… Ma sostituito da cosa ?   La rappresentazione tradizionale del sessanta-settantenne è ormai andata in soffitta. Però siamo ancora lontani dall’aver costruito un’alternativa forte che tenga conto delle novità demografiche, di salute e di stili di vita.

Oggi non si riescono più a trovare sessantenni che si considerino anziani, e le ricerche ci raccontano che anche dopo i settanta la percezione di sé non coincide con quella del vecchio.

La pensione rimane un traguardo importante per la maggioranza delle persone, ma sentirsi catalogato come “pensionato” piace a pochissimi.

I dati sulla longevità e il formidabile allungamento dell’aspettativa di vita, fino a un lustro fa conosciuti solo da qualche demografo appassionato del tema, oggi sono invece ben noti a tutti i senior, che si regolano di conseguenza. E anche se non si è aggiornati sui dati statistici, qualche parente centenario sta lì a rammentare che i paradigmi sono cambiati.

Acciacchi e malattie, raggiunti i sessanta e ancor di più i settant’anni, non mancano di certo, ma quando si fa il confronto con le generazioni che ci hanno preceduto balza agli occhi che prevenzione e cure mediche permettono di vivere con maggior autonomia questa età e più o meno segretamente ciascuno coltiva la speranza di rimanere in discreta forma fisica ancora per qualche lustro.

E’ quindi stata spazzata via la figura del sessanta-settantenne che tira i remi in barca rifugiandosi sulle panchine del parco, che vive questa età a carico della società e dei figli e che riesce ad immaginare il proprio prossimo futuro esclusivamente come declino triste.

In pochi anni la rappresentazione sociale di questa fascia d’età è stata smontata, si è frantumata, vittima di cambiamenti demografici e medici, ma anche psicologici e di consumo.

 

Il punto è che oggi siamo ancora a metà del guado: nel senso che se il modello precedente non tiene più, e ormai ne sono consapevoli tutti, all’orizzonte non si profila ancora un’alternativa socialmente accettata, mediaticamente diffusa e politicamente sostenuta.

Il nuovo modo di vivere l’età da senior è ad oggi frutto di percorsi di vita individuali, di scelte personali, di esplorazioni soggettive, che possono soddisfare la psicologia dei senior più curiosi e avventurosi, ma che lasciano una sgradevole incertezza nei più.

Si è distrutto ma non ancora costruito: finché non si consoliderà una nuova figura di senior, una figura che non abbia più le caratteristiche dell’adulto maturo quarantenne e cinquantenne, e non ancora quelle della “vecchiaia vera” spesso rappresentata oggi dagli over80, fino ad allora ognuno proverà ad inventarsi il proprio modo di vivere questa età.

Quando un giorno saranno più definite le aspettative verso la fascia di età dei sessanta-settantenni, in particolare le aspettative sul piano delle capacità fisiche, delle condizioni di salute, delle prestazioni lavorative, delle potenzialità affettive, del ruolo tra generazioni, delle possibilità di apprendimento, acculturamento, mobilità e svago, allora quel giorno forse vivere da senior sarà meno intrigante ma sicuramente un po’ più facile.

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Fatti ed Opinioni

Turismo evergreen di gruppo

Pubblico con piacere questo articolo di Silvia Ghidinelli.

Vi sarà forse capitato di incontrare, anche nelle vostre città, frotte di senior, accompagnati da una guida, intenti ad ammirare le bellezze che li circondano. E’ il turismo di gruppo della terza età.

 

 

Sì perché i senior, spesso, amano viaggiare in gruppo, con le loro Associazioni di Volontariato, di Pensionati, delle loro Parrocchie e, proprio per questo, amano viaggiare tra persone conosciute e spesso amiche, con le quali vivere in gruppo e condividere importanti esperienze, divertirsi insieme, e, in fin dei conti, riappropriarsi dell’atmosfera della giovinezza, quando il gruppo era parte integrante della vita. Sì, perché il gruppo è goliardico, allegro ed integra facilmente anche coloro che sono soli …

Molti senior sono liberi da impegni lavorativi e perciò possono scegliere di viaggiare in qualunque momento dell’anno; è favorita la scelta delle medie stagioni, perché il clima è mite , ma non afoso, i prezzi calmierati, l’accoglienza negli alberghi più curata e meno frettolosa, i siti, i monumenti e i musei meno affollati.

Inoltre il TEMPO, risorsa dei senior, consente loro, se lo desiderano, un lento avvicinamento al luogo prescelto, gustando via via i cambiamenti della natura, delle architetture, dell’Umanità incontrata. Modalità ben lontana dai viaggi “mordi e fuggi” che ti catapultano nelle capitali in poche ore, lasciandoti per altrettanto poco tempo, senza alcun riferimento di localizzazione se non la carta geografica.

In questi viaggi di gruppo raramente il pranzo è libero, per mangiare magari un panino o frutta, come sarebbe anche bene, ad una certa età, per non appesantirsi. Invece, è più in uso che i senior in gruppo condividano il piacere di stare a tavola per gustare cibo tipico del luogo, assaggiare vini nuovi, e, se si trovano all’estero, comparare il tutto con l’ineguagliabile cucina italiana.

Va da sé che, se i viaggi sono organizzati da Enti religiosi, si cercheranno anche le tracce del Cristianesimo nei luoghi visitati: come è accaduto a me, grazie ad un bel viaggio in Grecia con la Diocesi della mia città, di seguire le tracce di S.Paolo all’Areopago sull’Acropoli di Atene e a Corinto, o di S.Andrea a Patrasso. Il viaggio era aperto a tutti, credenti e non, e voglio aggiungere che è stato molto interessante anche per me che sono agnostica, ma percepisco il fascino del Vangelo e provo grande rispetto e ammirazione per coloro che lo vivono con Fede.

Anzi credo che i senior, spesso, inseguano non solo interessi culturali, ma anche spirituali, perché, come dice Hillman, non bisogna trascurare l’anima più profonda, la quale, al di là della gratificazione fisica, ha bisogni estetici: senza immagini e sensazioni di bellezza, l’anima appassisce e muore.

Le Vostre Storie

Ci sarà pure modo di cambiare…

Ecco la storia di Plutone, inviata lo scorso luglio: Ho, da pochissimi mesi, raggiunto i 50 anni d’età. Tre mesi prima del mio compleanno sono stato posto in congedo (sono un ex militare) per riforma, poiché alcune mie patologie non mi permettevano più di indossare una divisa e, soprattutto, di non poter più svolgere le mansioni inerenti le mie specializzazioni. Mi arruolai a 16 anni, nel 1981 e, quindi, sono comunque andato “a riposo” con una discreta anzianità di servizio. Sono divorziato ed ho una figlia di 21 anni che vedo anche due volte la settimana. Sin dal 2004, anno in cui io e mia moglie ci lasciammo, ho avuto decine di storie; avventure, importanti e molto serie… ma oggi mi ritrovo single per scelta personale. Conosco varie donne, anche molto più giovani (italiane), alle quali interesserebbe instaurare un rapporto serio con me ma, ad oggi, il sol pensiero di dover ricominciare una storia, anche se con una donna che meriterebbe di farlo, mi mette i brividi. Nei tre mesi di pensione ho subito lavorato in un’azienda di un mio amico che, conoscendo le mie qualità, non ha esitato a volermi con lui. Ma il lavoro assegnatomi, seppur pieno di soddisfazioni e ben retribuito, mi occupava anche 12 ore al giorno, considerandone altre tre (tra andata e ritorno) di traffico. Alla fine mi sono conto che stavo male, sia fisicamente che moralmente; non avevo più nemmeno un’ora al giorno da dedicare a me stesso e, molto frequentemente, il sabato e la domenica lavoravo da casa.
Di carattere sono sempre stato un orso. Pochi amici (ma buoni), scarsi rapporti con la famiglia di origine e poca propensione ad uscire di casa per fare nuove amicizie. Per fortuna, conservo ancora oggi un ottimo rapporto con la mia ex moglie e, naturalmente, con la mia adorata figliola.
Ho viaggiato in ¾ di mondo ed economicamente sono abbastanza tranquillo.
Ma purtroppo riconosco cosa c’è in me che non mi fa star bene. Innanzi tutto sono completamente pigro. Malgrado il mio cervello viaggi a mille e mi vengano in mente svariate cose a cui dedicarmi… alla fine demordo. Per pigrizia. Eppoi, sono totalmente intollerante e più passano gli anni e più questa mia caratteristica si inasprisce. Mi dà fastidio l’ignoranza, la maleducazione, la strafottenza… ma il mio fastidio, talvolta, si tramuta in sonore litigate. E alla mia età, forse, dovrei iniziare a calmarmi (lo riconosco)… ma è più forte di me.
La mia vita attuale, in linee generali, è questa: sveglia (quando ne ho voglia), doccia e poi al bar per fare colazione. Quindi mi occupo di sbrigare eventuali servizi da fare (posta, banca, pratiche varie, spesa, etc.) e poi mi rinchiudo in casa magari con l’aria condizionata accesa (oggi qui dove abito sono 37C°). Adoro cucinare ma con il caldo, almeno a pranzo, mangio solo frutta e verdura. Dopodiché mi butto sul letto, al fresco, guardando – a volte – anche due film di seguito su Sky. Poi magari una mezz’oretta di sonno e giù sul computer per organizzarmi la serata partecipando a gare di Poker online (sono un discreto giocatore anche Live). Pausa per cena, e quindi di nuovo Poker fino a tarda notte. Sporadicamente esco con qualche amico ma poiché, uno solo di questi è single come me, finisce che esco quasi sempre con lui… ma sono sempre i soliti discorsi.
Una o due volte la settimana la trascorro con mia figlia. Spesso faccio un viaggetto (solo).
A cinquant’anni non voglio immaginare che tutto finisca così. Giorno dopo giorno mi chiedo, sempre più spesso, >. Il pensiero di dover vivere il resto dei miei giorni in questa maniera… mi angoscia non poco!

Fatti ed Opinioni

Luci e ombre

I numeri che riguardano i senior devono essere aggiornati in continuazione. Chi si ritrova spesso a presentarli in pubblico sa che bisogna controllarli prima di ogni occasione. Noi senior siamo ormai studiati e monitorati con grande attenzione e infatti quasi settimanalmente esce qualche nuovo dato che ci riguarda.

Proviamo allora a fare il punto, che è fatto di luci ed ombre.

Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha accreditato di recente noi Italiani di un’aspettativa di vita di 80 anni per gli uomini e di 85 per le donne e di una aspettativa di vita in buona salute salita mediamente fino a 73 anni. Numeri che ormai non sorprendono più, ma è significativo che anche istituzioni importanti lo certifichino: siamo più longevi e riusciamo a stare in buona salute più a lungo che in passato. E il trend non accenna a modificarsi.  Inoltre, un numero sempre maggiore di senior fa controlli preventivi sulla propria salute e naturalmente la maggiore prevenzione va a favore di un maggior benessere complessivo: è quanto emerge dall’indagine sui “nuovi senior” descritta da Isabella Cecchini su Osservatorio Senior.

Più in generale, i costumi e gli stili di vita dei senior stanno cambiando in modo prepotente: ci teniamo ad essere in forma fisica, in forma mentale e “in forma sociale”.

Che la forma fisica interessi un numero crescente di senior lo testimoniano i dati sulla frequenza a palestre e a corsi di fitness, così come il successo dei tanti trattamenti, cosmetici e non, che ritardano l’invecchiamento; senza contare l’avvento di una pubblicità commerciale che rappresenta sessantenni e settantenni in aspetto smagliante.

La “mente in forma” è un altro must ben presente oggi ad ogni senior: un po’ che gli over55 sono molto più scolarizzati che in passato; un po’ per via degli interessi culturali coltivati per tutta la vita e l’abitudine a lavori spesso a contenuto intellettuale; un po’ per la paura delle malattie di decadimento cognitivo; fatto sta che il senior di oggi si prende molto cura della propria mente e non smette di essere curioso e di imparare: basterebbe il dato sulla diffusione delle università della terza età e delle migliaia di corsi e attività culturali offerti ai senior per dimostrarlo.

A noi senior di oggi poi è stato spiegato che nell’invecchiamento è importante anche la socialità e tendiamo a non farci mancare nulla neppure sotto questo profilo: tenersi in “forma sociale” significa continuare a coltivare le relazioni con gli altri e in Italia questo spesso si traduce da una parte nella crescita dell’associazionismo e del volontariato senior, dall’altra nel dedicare tempo ed energie all’aiuto familiare. E’ attraverso queste modalità che prevalentemente ci si mantiene vivi anche come “animali sociali”.

I dati più recenti ci raccontano anche di un mondo senior che sta sempre di più al lavoro: sarà per la legge sull’età pensionabile, sarà per il cambiamento di abitudini di vita, sarà per la necessità dei sessantenni di mantenere un reddito da lavoro e per alcune imprese l’opportunità di mantenere al lavoro competenze utili, sta di fatto che gli occupati tra i 55 e i 64 anni sono aumentati e il tasso di inattività per questa fascia di età è andato sotto il 50%, dal 62% di quattro anni fa.

E chi si occupa di patrimoni cosa ci racconta? Su questo fronte, fondamentalmente si registra una continuità: i senior di oggi rimangono le generazioni con il portafogli più rifornito, anche se sta aumentando l’ansia sulla possibilità di mantenere nel tempo lo stesso tenore di vita.

Le luci, insomma, sono tante: noi senior viviamo più a lungo e in buona salute, facciamo più prevenzione e otteniamo maggior benessere, ci teniamo in forma fisica, mentale e sociale; inoltre siamo le generazioni che meno soffrono i problemi della disoccupazione e della crisi economica.

Tutto bene dunque? Naturalmente no. Tutta una serie di aspetti sono problematici e direi collegati alla nuova condizione psicologica e sociale dei senior.

Ad esempio sono numerosi i casi di solitudine, psicologica e non, di sessantenni e settantenni, solitudine che spesso si affianca alla fatica nel comprendere il passaggio di età e la transizione da una fase della vita ad un’altra. E’, questa, una fatica che non raramente sfocia anche in depressione.

Inoltre, le graduatorie internazionali, come il Global Age Watching Index sulla qualità della vita, relegano noi Italiani senior nelle posizioni medie della classifica e, andando su aspetti specifici, in posizione infima quando ci viene chiesta la nostra percezione di libertà su cosa fare del futuro.

A questi disagi e a queste insoddisfazioni spesso si aggiunge la fatica nel trovare occupazioni quotidiane che interessino e soprattutto a dare un senso al lungo futuro che ci attende. Problema, quest’ultimo, più frequente tra chi era molto impegnato sul lavoro e con responsabilità.

Ma l’ombra che sovrasta le altre riguarda la nebulosa che avvolge i rapporti con le generazioni più giovani e che si nutre di contraddizioni fortissime: su questo le generazioni senior appaiono in bilico tra generosità (talvolta persino eccessiva) quando si parla di rapporto privato e familiare nei confronti dei figli, ma che si trasforma spesso in difesa dei propri privilegi quando ci si sposta sul piano pubblico.

Un mondo, quello dei senior, caratterizzato dunque da molte luci, in primis la consapevolezza delle molte opportunità, ma anche da alcune ombre che richiedono attenzione.

Questo articolo é pubblicato anche su Osservatorio Senior

Fatti ed Opinioni

Vecchia o young old ?

Pubblico volentieri questo articolo scritto da Silvia Ghidinelli, della serie “Appassire con stile”:    “Si chiama Vittoria. E’ un’amica di mia zia, ha settantacinque anni, è vispa e in gamba, ha superato un cancro anni fa, ha curato il marito e l’ha accudito fino alla sua morte. Si presenta vestita con cura, con orecchini pendenti sempre diversi, sbandiera una bella chioma bianca con un taglio impeccabile. E’ un’insegnante in pensione, ha delle figlie, un giovanissimo nipote, è una grande lettrice.

Parliamo dei nuovi senior, gli ever green di ora, quando la vedo inalberarsi: – A me non chiamatemi senior o della terza età, per carità…. Sono vecchia, chiamatemi vecchia. Non ho paura! Sono fiera di essere vecchia!- esclama con enfasi.

-Ma perché Vittoria? I vecchi di oggi sono diversi da quelli della generazione passata. Sono più vispi, più in gamba, hanno un’alta aspettativa di vita. Hanno a disposizione più cure, medicine, nuovi interventi chirurgici. C’è più cultura e perciò più cura di sé: per la propria alimentazione, per tenere in forma il proprio fisico e la propria mente. Non è giusto chiamarli vecchi, come un tempo. C’è bisogno di termini nuovi per identificare questi nuovi personaggi. Infatti la stampa ha coniato nuovi termini : li chiama young old ( giovani vecchi), senior, della terza età…e usano anche molti altri termini… – sostengo io convinta.

Ma non c’è niente da fare…non riesco a convincerla. Dice che bisogna dire pane al pane e vino al vino e che lei è vecchia e che al giorno d’oggi nessuno più vuole essere vecchio, mentre lei ne è orgogliosa.

L’incontro mi lascia pensierosa. Ritrovo, nei meandri della mia mente il mio filosofo/psicologo preferito: James Hillman, grande studioso della vecchiaia come momento di vita in sé, liberato dalla morte: il diventar vecchi come scoperta di un valore, dato alla natura umana e a tutte le cose esistenti.

E allora pensiamo a vecchi libri, vecchi manoscritti, vecchi giardini…che sono resi preziosi dalla qualifica di “ vecchio”.

Gli Inglesi usano il temine old, (vecchio) molto più di noi. Anche solo per chiedere l’età a qualcuno sia esso bambino, ragazzo, trentenne, anziano usano la nota frase:- How old are you? ( Quanto vecchio sei?)

E ci si può sentir rispondere:- I am seven years old. ( Sono vecchio di sette anni ). Pensate! Quindi, a qualsiasi età, senza timore, gli Inglesi si qualificano con la “vecchiezza”.

E che dire della mia vecchia poltrona, dove il termine vecchia sta ad indicare la mia affezione…il fatto che era appartenuta a mia madre, ad esempio. Ma, ancora, le cose vecchie hanno una patina, un fascino, una storia; hanno carattere. Un vecchio castello ha più storia, più fascino, più cose da dire di un nuovo edificio, ad esempio.

Sono certa che è in questo senso che Vittoria intende la parola VECCHIA. Sono vecchia, sono preziosa, sono qualcosa da tener caro, ho una storia. E ho anche carattere, perché posso permettermi di chiamarmi vecchia senza sentirmi sminuita.

Come vorrebbe invece il linguaggio corrente, che conosciamo bene, e che usa il termine vecchio per togliere valore, squalificare, sminuire. Forse spetta anche a noi dare nuove valenze ai vecchi termini?”

Questo articolo é stato pubblicato anche su Osservatorio Senior.

Le Vostre Storie

Vivere giorno per giorno?

Da parte di Simone: E’ una lotta quotidiana contro la depressione. Ci sono giorni che vinco e giorni che perdo. Sono di più i giorni che non accetto di rimanere steso al tappeto, nel senso che al tappeto ci sono finito ma cerco tutte le energie che mi sono rimaste nel corpo e nell’anima perché non voglio credere che il sottoscritto, fino poco tempo fa considerato bell’uomo (così mi dicevano), di discreto successo, con delle belle qualità, adesso annaspo. Le donne mi guardano ormai come si guarderebbe un paracarro e d’altra parte non è che le fantasie sessuali abbondino. Lasciamo perdere… Sono separato da tanti anni e ho avuto altre relazioni, anche importanti, ma adesso la sola idea di impegnarmi in un nuovo rapporto mi mette il prurito. Pensavo che la mia professionalità costruita in tanti anni di lavoro in una grande azienda mi avrebbe permesso di dare un contributo da volontario in qualche associazione, ma ho scoperto con grande delusione che queste associazioni sono un mondo di potere dieci volte peggiore di quello aziendale e oltretutto meno organizzato. Ci riproverò, ma ormai senza grandi attese… Il momento più difficile è quando mi rendo conto di essere insignificante agli occhi degli altri. Un caro amico mi dice sempre che adesso che siamo in pensione è il momento di vivere giorno per giorno quel che succede godendo delle piccole cose e senza fare programmi. Probabilmente ha ragione lui, anzi sicuramente ha ragione lui perché lo vedo sempre sereno, ma per me è davvero difficile mettermi in questa prospettiva. Io senza qualcosa che mi prende, che mi interessa, che mi chiede di tirar fuori le mie capacità, non sono soddisfatto. Non do la colpa a nessuno. Se alla mia età non sono in pace con me stesso è solo responsabilità mia. E comunque bisogna guardare avanti.  Questa storia é pubblicata anche su Osservatorio Senior.

Le Vostre Storie

Non ho mai preso in analisi il mio futuro

Da parte di Annapaola: A ormai 64 anni, guardandomi indietro, vedo un gran casino….vi prego di passarmi il termine. Separata a 30, al momento vivo in casa mia, da 24 anni con un inglese più giovane di me di diciotto. Ho una figlia di quasi 40 anni, un rapporto piuttosto difficile che da qualche tempo sembra volgere al buono… insomma sto descrivendo una vita abbastanza standard, qualche picco in su, alcuni in giù. Il mio cervello non pensa al domani, si rifiuta addirittura, come non dovesse esistere… Ho trovato sul sito un interesse per il futuro, oserei dire morboso… vorrei poter porre una domanda a tutti gli amici lettori: ” Ma a cosa serve preoccuparsi di qualche cosa al momento in cui non sappiamo se, come, quando, forse avverrà ?” Non è più semplice un bel testamento biologico e al momento in cui qualcosa non va, porre fine all’enigma della vita? Lo so, nessuno vuole affrontare l’argomento, ma non sarebbe meglio vivere con alcuni punti fissi basici che ti permettano di vivere serenamente tutto il resto?  Personalmente, applico questo da sempre, e per me funziona.

Questa storia é pubblicata anche su Osservatorio Senior.