Scrive Gloria: Ho 55 anni e mi ritrovo da sola da alcuni anni a causa di un triste evento. Cerco sempre di reinventarmi e mi guardo intorno cercando amicizie, ma mi rendo conto che a questa età è molto più difficile rispetto ad una età più matura, dove esistono strutture per aggregare le persone. Mi piace fare tante cose come sport, amo ascoltare la musica e sto imparando da qualche tempo a suonare uno strumento, Però alla fine malgrado abbia il tempo occupato tra lavoro e gli interessi che mi sono creata, mi rendo conto che mi mancano i rapporti sociali, le condivisioni con gli amici. Perchè poi non si può dimenticare che la mia generazione è cresciuta “nei gruppi” e con i valori di amicizia e solidarietà e tanti ideali, crollati, purtroppo.
A volte quando vado ai concerti da sola o vado in palestra, mi ritrovo con persone più giovani
e mi sento osservata come “uno strano oggetto”….Bisogna fare quello che ci piace per stare almeno un po’ bene e per allontanare la solitudine, ma c’è un po’ di vuoto intorno e di certo i social network hanno contribuito ad allontanare i contatti umani.
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Ricominciare
Scrive Viola: Ho 57 anni e abito a Roma. Io ci sono nata in questa meravigliosa città e qui ho passato la mia giovinezza, ho trovato un lavoro, che ancora ho, ho viaggiato, ma lontano dall’Italia sentivo una struggente nostalgia per la mia città. Avevo i miei amici, prima si faceva amicizia in una maniera diversa, ci si frequentava e ci si conosceva profondamente. E poi mi sono formata una famiglia. E’ stato un matrimonio infelice e dopo venti anni ho chiesto la separazione. Ma non è di questo che voglio parlare ma di una cosa diversa: a 50 anni mi sono ritrovata sola, con una vita da ricostruirmi da zero. Ed ho ritrovato la mia città e le persone cambiate in peggio; io, che uscivo per la prima volta dopo venti anni di madre di famiglia, vedevo tutti i punti di riferimento dei miei anni 80 spariti. Fare amicizie è una cosa spinosa, è tutto fatto di fretta e superficialmente, le persone non hanno voglia di sorridere e di ridere, si esce come automi senza una vera voglia di stare con gli altri. Io mi sono ritrovata in un ambiente che non riconosco più, e meno male che ho il mio lavoro, ma sono anche una persona socievole. Non mi lamento di nulla, ma mi sto accorgendo che alla mia età è tutto più difficile. Bisogna stare attenti a non essere fraintesi, è triste come dentro sono rimasta la ragazza di tanti anni fa, spontanea e allegra, e invece come bisogna essere disciplinati e un po’ trasparenti nella vita normale. Per la nostra età sembra che si sia fatto molto, ma effettivamente c’è il vuoto assoluto.
Amicizie e vitalità
Se ti accorgi che un coetaneo dall’ultima volta che l’hai incontrato rivela uno sguardo più spento, un dialogo smozzicato, un’incapacità di partecipare emotivamente a qualunque discorso provi a imbastire, è chiaro che il suo invecchiamento ha preso una brutta piega. Fatta salva l’ipotesi che abbia avuto una nottataccia insonne o che sia imbottito di farmaci, che anche questi comunque sono brutti segni, ci sono buone probabilità che non stia invecchiando affatto bene.
Poi invece incroci un sessantenne dallo sguardo intenso e brillante, dalla parlata vivace, dalla conversazione appassionata e ti chiedi: da dove gli vengono queste qualità ? qual é il segreto per mantenersi vivo e per continuare a trasmettere vitalità agli altri ?
Magari ci fosse una sola risposta ! Ovviamente le ragioni possono essere tantissime, ma c’è una costante in chi mantiene queste caratteristiche anche da senior: il segreto è la ricchezza di rapporti sociali e di amicizie.
L’intreccio positivo tra una vita sociale attiva, una mente che non perde troppi colpi e una condizione fisica che consente una maggiore longevità è stato ormai certificato sia dalla psicologia sia dalla medicina: i senior che frequentano altre persone, hanno amici, si relazionano con nuove conoscenze, hanno più probabilità di altri di evitare il decadimento cognitivo e la depressione; al contrario, hanno più possibilità di dare un senso alla propria vita, di continuare ad interessarsi al mondo e di dedicarsi con altri ad attività vitali.
Cosa fare quindi per mantenere una vita sociale attiva man mano che l’età avanza? Fondamentalmente due cose: coltivare i rapporti con amici e conoscenti da una parte e dall’altra aprirsi a nuove conoscenze e rapporti. Naturalmente mantenere con costanza la cerchia delle relazioni di sempre è più facile per chi non si è spostato dal luogo dove ha vissuto per molti anni: importantissimo, in questi casi, sentire e vedere gli amici, condividere con loro le ultime esperienze, raccontarsi gioie e dolori, avere insieme momenti di divertimento e relax. Raccontarsi dei figli che si rendono autonomi, scambiarsi confidenze sui nuovi interessi che si stanno coltivando, confessarsi le sempre più frequenti magagne di salute e di lavoro, è un balsamo a costo zero più efficace di tanti farmaci. E anche se non si é proprio amici per la pelle, svolgere insieme attività di comune interesse, vedersi per discutere dell’attualità, passare una serata davanti a un bicchiere di vino, sono anche questi tutti modi non solo per tenere vivo il rapporto con amici e conoscenti, ma soprattutto per “tenersi vivi”.
Aprirsi a nuove conoscenze è altrettanto importante. E’ una necessità imprescindibile per chi va a vivere in una nuova città o in un nuovo paese e per chi si ritrova da solo dopo una vita spesa quasi solo in coppia e che per qualche ragione si è interrotta. Ma fare nuove conoscenze è una linfa fondamentale per tutti perché consente di tenersi aperti al mondo e di non irrigidirsi (l’irrigidimento è un pericolo serio con l’età!): l’invecchiamento peggiore è di chi si fossilizza nelle proprie visioni del mondo, di chi si rifiuta di scalfire le proprie convinzioni e di chi non riesce ad essere più curioso delle nuove conoscenze e scoperte. Non è facilissimo, dopo i 50-60 anni, avviare nuove amicizie e nuove conoscenze significative, da senior siamo tutti un po’ più selettivi di quando eravamo giovani, ma è sicuramente un errore chiudersi a riccio nel proprio “piccolo mondo antico” o, peggio, nella propria solitudine.
Trent’anni dopo
Qualche buona ragione per non rivedere i vecchi amici dopo 30 anni che non li frequentate.
Apri la casella di posta e trovi, tra i tanti, un messaggio proveniente da un nome che ti dice qualcosa, ma che non riesci subito a mettere a fuoco. Sei tentato di buttare subito nel cestino degli spam, poi però all’improvviso ti ricordi che quello che vedi scritto sono il nome e cognome di Ale, un vecchio amico dato per disperso, che non si sa bene perché chiamavate tutti così, anche se il suo vero nome era un altro, appunto quello che adesso compare in casella. Prima di aprire il messaggio fai due conti veloci: “caspita ! non lo sento da 34 anni, che vorrà mai ?” Il mistero è presto svelato: intraprendente come allora, Ale sta tentando di organizzare una rimpatriata tra vecchi amici, più o meno tutti scomparsi nella disgregazione che ha colpito il tuo gruppo di quando eravate ventenni. Impieghi un giorno intero per decidere se rispondere o no, poi colpito dalla tenerezza dell’iniziativa e da un briciolo di curiosità ti dai disponibile. Non hai particolari nostalgie di quel periodo però i ricordi belli prevalgono su quelli brutti e in fin dei conti che sarà mai una serata amarcord. Meglio rivedersi così che aspettare che ti avvisino del giorno del funerale di qualcuno di loro e peggio ancora se il funerale fosse il tuo.
Così, la sera fatidica ti presenti un po’ dubbioso e te li ritrovi tutti davanti, ma bastano pochi minuti per renderti conto che il tuffo nel passato non è indolore. Ci fossero già state altre occasioni di frequentarsi durante gli anni trascorsi, probabilmente prevarrebbe la sensazione di essere invecchiati un po’ insieme e questo sarebbe persino consolante. Qui invece è calato il sipario per decenni e decenni senza che nessuno sentisse la necessità di sentirsi e vedersi e l’immediata sensazione è di un incontro tra estranei che faticano a ricomporre i ricordi del passato con le facce del presente.
Incroci visi che hanno un che di familiare, ma con qualcuno passa qualche secondo di troppo prima di riuscire a collegare un volto a un nome e di essere sicuro che non stai scivolando in una gaffe da scambio di persone. Dalle tenebre della memoria ricompaiono immagini che pian piano vanno a fuoco, ma che subito ritornano sfocate non appena le confronti con la faccia attuale di chi ti sta davanti. In quel preciso momento hai la certezza che anche loro stanno combattendo la stessa battaglia tra visioni del passato e del presente e che avrebbero preferito mantenere il ricordo di trent’anni prima. Questa consapevolezza non aiuta a risollevarti l’umore.
Un po’ di curiosità reciproca è innegabile, qualche domanda ti viene di farla, ma la conversazione è posticcia e inceppata e se proprio ti avventuri nel rispondere alla domanda: “Ma cosa hai fatto in tutto questo tempo?”, ti rendi conto in un batter d’occhio che stai banalizzando in due o tre eventi la complessità della tua vita sentimentale, familiare, lavorativa, insomma la bellezza del tuo mondo e la fatica della tua esistenza. Anche gli altri semplificano a dismisura e probabilmente tutti si domandano perché devono raccontare la propria vita a degli estranei (perché tali ormai si é da decenni), senza essere nemmeno ad un colloquio di selezione.
Anche se non riesci a staccare gli occhi dai visi segnati, dai rigonfi eccessivi, dai capelli incanutiti, dalle spalle cadenti, per quale atto di gratuita cattiveria dovresti far capire loro che si vede che sono terribilmente invecchiati ? E quando tutti vi lanciate nel raccontare le disgrazie di salute in cui vi siete imbattuti, è tutto un minimizzare “perché guarda comunque sei proprio rimasto lo stesso”. Per fortuna però come tu non dici loro davvero come li vedi anche loro ti risparmiano commenti sul tuo stato fisico e sulle differenze abissali rispetto a com’eri trent’anni fa. In fin dei conti ti basta l’immagine che riflette lo specchio di casa tutte le mattine, non c’è bisogno di uno specchio collettivo che sveli impietoso tutte le magagne che conosci già.
I tratti di personalità di ciascuno pian piano riaffiorano immutati, ma come velati da più pacatezza, da una maggiore distanza dalle cose della vita; era il pathos delle vostre conversazioni e l’entusiasmo nell’affrontare le situazioni quel che ricordavi in modo più vivido, lo cerchi disperatamente per tutta la serata ma non ne trovi più traccia e adesso ti sembra che anche il ricordo si sia un po’ annebbiato.
Vi salutate ripromettendovi di rivedervi presto, in realtà sapete tutti che non succederà. Molto meglio conservare nitido il ricordo di quel che vi faceva star bene insieme un tempo piuttosto che tentare di ravvivare un fuoco ormai spento ! In foto: “Amicizia” di Guerrero Iori