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Sradicata

Classe 1956, donna, e, come tale, cresciuta sotto una campana di vetro per tutta l’adolescenza, perchè ai miei tempi niente discoteca e niente amicizie maschili, solo l’amica del cuore ed i compagni a scuola. Appena diplomata vengo mandata da sola a Milano all’università e contemporaneamente ho il privilegio di frequentare un prestigioso Istituto Farmaceutico dove lavoro nei laboratori anche dieci ore al giorno studiando nelle ore notturne e i miei non mi danno una lira per mantenermi. Ce l’avrei anche fatta perche’ con la mia intelligenza brillante trovavo soluzioni a tutto, ma non è durata a lungo.

La mia vita è stata tutta cosi. Periodi piu’ o meno lunghi di stabilità seguiti da sconvolgimenti radicali. Sono riuscita a rimanere infelicemente sposata per 22 anni, a crescere una meravigliosa figlia e a riprendere poi una vita randagia, con frequenti traslochi e cambi di lavoro. E’ vero, me la sono cavata, ma dentro sono spezzata. Non mi sono laureata, nel lavoro non ho fatto carriera ed ora, a 61 anni, non riesco ad instaurare amicizie stabili perche’ qualcosa dentro di me e’ instabile, sempre pronto a partire, a cambiare e ad abbandonare tutto.

Riesco a trovare un posto adatto a me ovunque, ma tutto mi e’ sostanzialmente estraneo come la citta’ in cui vivo ora. Ho conoscenze superficiali, ma non sono piu’ riuscita a creare un’amicizia profonda come ai tempi della scuola. Sempre impegnata a barcamenarmi ed affrontare nuove sfide. Ora la mia salvezza sta nell’avere un lavoro molto sicuro, il famoso impiego statale che i nostri giovani vedono col binocolo, nonché la prospettiva di rimanere in questa città fino alla pensione.

Al futuro non riesco a pensare, non lo voglio immaginare ne’ in positivo ne’ in negativo. Cerco di mantenermi di aspetto giovane ed in buona salute selezionando con cura la mia alimentazione. Sono diventata vegetariana, praticamente vegana, dal Luglio scorso attuando l’ennesima trasformazione radicale e devo dire che i risultati sono eccellenti sotto tutti gli aspetti, fisico, energetico e mentale. L’esistenza, che a volte si comporta in modo curioso, ha fatto si che proprio nel pieno della mia trasformazione alimentare mi si sia allagata la cantina dove c’erano i ricordi di una vita, libri, appunti, oggetti. E buttare via tutto l’ho vissuto come ulteriore alleggerimento. Ma perche’ noi di una certa eta’ conserviamo tutto?

Sì, mi sto rinnovando per l’ennesima volta, sento già il profumo del nuovo che arriva. Una nuova sfida, un’amicizia, un amore, chissà? Pare che noi donne si viva fino a 85 anni e allora me ne restano 24 da vivere alla grande. Ho letto tutte le vostre storie e mi piacciono tutte. Sono storie di chi, comunque, come me, ce l’ha fatta ad arrivare a questa età. Dobbiamo esserne fieri, orgogliosi, abbiamo affrontato di tutto ed ora finalmente ci attendono un po’ di meritato riposo ed una vita piu’ serena.

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Luci e ombre

I numeri che riguardano i senior devono essere aggiornati in continuazione. Chi si ritrova spesso a presentarli in pubblico sa che bisogna controllarli prima di ogni occasione. Noi senior siamo ormai studiati e monitorati con grande attenzione e infatti quasi settimanalmente esce qualche nuovo dato che ci riguarda.

Proviamo allora a fare il punto, che è fatto di luci ed ombre.

Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha accreditato di recente noi Italiani di un’aspettativa di vita di 80 anni per gli uomini e di 85 per le donne e di una aspettativa di vita in buona salute salita mediamente fino a 73 anni. Numeri che ormai non sorprendono più, ma è significativo che anche istituzioni importanti lo certifichino: siamo più longevi e riusciamo a stare in buona salute più a lungo che in passato. E il trend non accenna a modificarsi.  Inoltre, un numero sempre maggiore di senior fa controlli preventivi sulla propria salute e naturalmente la maggiore prevenzione va a favore di un maggior benessere complessivo: è quanto emerge dall’indagine sui “nuovi senior” descritta da Isabella Cecchini su Osservatorio Senior.

Più in generale, i costumi e gli stili di vita dei senior stanno cambiando in modo prepotente: ci teniamo ad essere in forma fisica, in forma mentale e “in forma sociale”.

Che la forma fisica interessi un numero crescente di senior lo testimoniano i dati sulla frequenza a palestre e a corsi di fitness, così come il successo dei tanti trattamenti, cosmetici e non, che ritardano l’invecchiamento; senza contare l’avvento di una pubblicità commerciale che rappresenta sessantenni e settantenni in aspetto smagliante.

La “mente in forma” è un altro must ben presente oggi ad ogni senior: un po’ che gli over55 sono molto più scolarizzati che in passato; un po’ per via degli interessi culturali coltivati per tutta la vita e l’abitudine a lavori spesso a contenuto intellettuale; un po’ per la paura delle malattie di decadimento cognitivo; fatto sta che il senior di oggi si prende molto cura della propria mente e non smette di essere curioso e di imparare: basterebbe il dato sulla diffusione delle università della terza età e delle migliaia di corsi e attività culturali offerti ai senior per dimostrarlo.

A noi senior di oggi poi è stato spiegato che nell’invecchiamento è importante anche la socialità e tendiamo a non farci mancare nulla neppure sotto questo profilo: tenersi in “forma sociale” significa continuare a coltivare le relazioni con gli altri e in Italia questo spesso si traduce da una parte nella crescita dell’associazionismo e del volontariato senior, dall’altra nel dedicare tempo ed energie all’aiuto familiare. E’ attraverso queste modalità che prevalentemente ci si mantiene vivi anche come “animali sociali”.

I dati più recenti ci raccontano anche di un mondo senior che sta sempre di più al lavoro: sarà per la legge sull’età pensionabile, sarà per il cambiamento di abitudini di vita, sarà per la necessità dei sessantenni di mantenere un reddito da lavoro e per alcune imprese l’opportunità di mantenere al lavoro competenze utili, sta di fatto che gli occupati tra i 55 e i 64 anni sono aumentati e il tasso di inattività per questa fascia di età è andato sotto il 50%, dal 62% di quattro anni fa.

E chi si occupa di patrimoni cosa ci racconta? Su questo fronte, fondamentalmente si registra una continuità: i senior di oggi rimangono le generazioni con il portafogli più rifornito, anche se sta aumentando l’ansia sulla possibilità di mantenere nel tempo lo stesso tenore di vita.

Le luci, insomma, sono tante: noi senior viviamo più a lungo e in buona salute, facciamo più prevenzione e otteniamo maggior benessere, ci teniamo in forma fisica, mentale e sociale; inoltre siamo le generazioni che meno soffrono i problemi della disoccupazione e della crisi economica.

Tutto bene dunque? Naturalmente no. Tutta una serie di aspetti sono problematici e direi collegati alla nuova condizione psicologica e sociale dei senior.

Ad esempio sono numerosi i casi di solitudine, psicologica e non, di sessantenni e settantenni, solitudine che spesso si affianca alla fatica nel comprendere il passaggio di età e la transizione da una fase della vita ad un’altra. E’, questa, una fatica che non raramente sfocia anche in depressione.

Inoltre, le graduatorie internazionali, come il Global Age Watching Index sulla qualità della vita, relegano noi Italiani senior nelle posizioni medie della classifica e, andando su aspetti specifici, in posizione infima quando ci viene chiesta la nostra percezione di libertà su cosa fare del futuro.

A questi disagi e a queste insoddisfazioni spesso si aggiunge la fatica nel trovare occupazioni quotidiane che interessino e soprattutto a dare un senso al lungo futuro che ci attende. Problema, quest’ultimo, più frequente tra chi era molto impegnato sul lavoro e con responsabilità.

Ma l’ombra che sovrasta le altre riguarda la nebulosa che avvolge i rapporti con le generazioni più giovani e che si nutre di contraddizioni fortissime: su questo le generazioni senior appaiono in bilico tra generosità (talvolta persino eccessiva) quando si parla di rapporto privato e familiare nei confronti dei figli, ma che si trasforma spesso in difesa dei propri privilegi quando ci si sposta sul piano pubblico.

Un mondo, quello dei senior, caratterizzato dunque da molte luci, in primis la consapevolezza delle molte opportunità, ma anche da alcune ombre che richiedono attenzione.

Questo articolo é pubblicato anche su Osservatorio Senior

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Mi sento un equilibrista

Scrive Bruno: Mi sento come un equilibrista sul filo. Mi rendo conto che sta per finire tutto quello che è stato la mia vita passata (però ci sono ancora dentro) e che sta per iniziare un mondo nuovo (però ancora non so cos’è e se mi piacerà). Moglie, lavoro, città, tutto è in bilico e in cambiamento.
Con mia moglie ci stiamo lasciando. Dopo trent’anni di matrimonio, gli ultimi anni tra noi sono stati veramente difficili, lei ha incontrato un nuovo compagno e anch’io ho una nuova compagna, di qualche anno più giovane (io ho appena compiuto i fatidici sessanta, lei ne ha 53). Ci sono momenti di grande delusione per la fine del mio matrimonio ma anche tante energie perché mi sono nuovamente innamorato e questo mi fa sentire come rinato.
Insieme a questo è successo che in azienda mi hanno fatto fuori. Quando a un dirigente gli tolgono la sedia, le responsabilità, le persone e lo lasciano a marcire nel suo ufficio, non ci vuole un genio per capire che ti hanno fatto fuori, che non ti vogliono più, che devi andartene. Alla mia età è inutile cercare di recuperare le posizioni e sperare che il vento torni a tuo favore. L’unica cosa che hai da fare è cercare di proteggerti il più possibile, contratto alla mano. Comunque la trafila la conosco, ho già visto anche con altri cosa succede: devi star lì ancora per un po’ e poi esci e ti porti a casa una buonuscita. Quanto durerà questo però non lo so, lo stress è tanto e non mi sento né dentro né fuori. Io adesso vivo in Veneto e la mia nuova compagna è di Roma, quindi sto cominciando a capire se a Roma potrei viverci e starci bene: anche questo è un mistero. Mi sa che di misteri ne ho un po’ troppi…

Questa storia è pubblicata anche su Osservatorio Senior

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Senior nel mirino della aziende

A New York nel 2015 aprirà i battenti il primo Longevity Center, seguito da altri nove che vedranno la luce in tutto il mondo, tra cui Hong Kong e San Paolo nel Brasile. Si tratta di un’iniziativa del dipartimento del colosso Nestlè che si occupa della salute della pelle.

Il Longevity Center sarà una sorta di “centro benessere per la longevità” il cui nemico dichiarato sarà l’eccessiva secchezza e la perdita d’elasticità della pelle da cui è difficile sfuggire dopo i 60 anni. D’altra parte, l’iniziativa non é isolata: già da qualche anno L’Oréal propone come ambasciatrice dei propri prodotti di cosmetica il mito Jane Fonda, non esattamente una giovincella ma sempre affascinante icona nell’immaginario di ogni 60-70enne.

Cambiando settore, le aziende farmaceutiche stanno affilando le armi da tempo e prevedono un incremento forte delle vendite di tutti farmaci che contrastano le malattie tipiche dei senior. Se poi si ascolta cosa dicono alla Borsa del Turismo della Terza Età, lì non hanno dubbi sul fatto che il segmento di mercato maggiormente in crescita sia quello dei senior, così le offerte progettate per questo target cominciano ad abbondare, dalle evergreen excursions alle crociere fuori stagione. E anche la moda terza età comincia ad avere la sua importanza e il suo spazio.

Capita anche di incrociare pubblicità di tablet pensati apposta “per persone anziane, con un interfaccia semplificata ed icone di dimensioni molto più grandi rispetto allo standard”, perché ormai anche gli over 60 si sono digitalizzati. Continuando con gli esempi, Heineken, non paga di catturare i bevitori di birra più giovani, ha lanciato in rete qualche tempo fa 60+Challenge, una richiesta alle persone di questa fascia di età di fornire idee per il lancio di una birra dedicata alle loro generazioni.

Se poi sto alle mie esperienze personali, mi è capitato di essere consultato da aziende dei settori più svariati, dai superalcoolici, ai probiotici, agli occhiali, che mi ponevano la domanda: quali sono le esigenze dei senior a cui dobbiamo essere sensibili se vogliamo proporre i nostri prodotti anche a questa fascia di mercato ?

Non c’è da stupirsi che i senior siano nel mirino delle aziende. Bastano pochi dati per capire come mai moltissime di loro stanno orientando le strategie verso il mondo senior. La società, in tutto il mondo, invecchia: un miliardo di persone oltre i 60 anni nel 2020 e, solo in Italia, nel 2030 due persone su cinque saranno over65, in pratica stiamo parlando della fetta di mercato più grande, ma anche di quella più succosa, dato che il portafoglio dei senior è di solito meglio rifornito di quello dei giovani.

L’attenzione delle aziende non si limita però soltanto al guardare il mondo senior come un mercato. Sta crescendo l’interesse anche per ragioni interne al funzionamento delle organizzazioni: il pensionamento dei dipendenti arriva sempre più tardi e gli “scivoli” dei tardo-cinquantenni verso l’uscita anticipata dal lavoro, che sono stati diffusissimi negli scorsi vent’anni, oggi sono un po’ meno convenienti e meno facili. Con un’espressione anglofila si va facendo strada nelle aziende la tematica del cosiddetto “age management”, che significa poi riconoscere anche dentro le mura delle organizzazioni la rivoluzione demografica in corso e imparare a gestire i sessantenni, tenendo conto  della loro esperienza, dei loro limiti e delle loro motivazioni.

Insomma: senior come grande mercato e contemporaneamente come risorse da gestire con una particolare attenzione. Il mondo delle aziende sta riconoscendo forse con un certo ritardo le opportunità e i cambiamenti legati all’invecchiamento della società, ma ormai il treno è in corsa e di questa nuova attenzione ce ne accorgeremo in modo massiccio nel prossimo futuro, da quel che troveremo nei negozi, alla pubblicità che vedremo in televisione, fino al modo in cui verrà trattato chi da sessantenne continuerà a lavorare in un’organizzazione.

In foto: donna over55 alle prese con lo shopping

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