Scrive Rossella: Tra pochi giorni compirò 55 anni. Non me li sento, non mi sono mai sentita gli anni che ho. Però stavolta mi sento sulla soglia: ho appena chiuso la mia attività lavorativa, gestivo un asilo nido che ha dovuto chiudere in seguito alla crisi economica; mio marito ha perso il lavoro un anno e mezzo fa e non è riuscito a trovare più nulla se non qualche consulenza (era un dirigente d’azienda) e ormai ha sessant’anni. Stando molto attenti alle spese possiamo vivere fino a quando gli daranno la pensione e quindi non siamo disperati. Però mi chiedo quale sarà la mia vita per i prossimi 10-15 anni. Mio marito, che ha già passato questa fase, progetta ingaggi come velista e mi vuole con lui (anch’io ho un passato da velista), ma non mi piace l’idea di andarmene in giro per il mondo con estranei e, forse, rischiare la vita, sicuramente dovermi adattare a ritmi ed esigenze che non sempre mi piaceranno. E poi i nostri figli, tutti tra i 21 e i 25 anni, per un motivo o per l’altro hanno ancora bisogno di noi. Mi piacerebbe realizzare un vecchio progetto di scrivere un libro, perché scrivere è sempre stata una componente della mia vita, ma non voglio ingrossare la schiera degli aspiranti scrittori senza talento. Forse lo farò solo per me, ma … è un momento di grandi interrogativi. Lo so, qualcuno dirà: ma come, puoi permetterti di non lavorare e ti lamenti; fai volontariato (lo farò), dedicati a tuo marito… Ecco, ho la sensazione che sia un momento di cambiamento anche di coppia, adesso che non ci sono più i ritmi professionali: io vorrei fermarmi un po’, lui vuole andare.
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Che strano!
Scrive Maretta: Storia classica, io 63 anni lui 66 se ne va con una straniera di 30 anni più giovane. 40 anni di matrimonio e mai una lite. Anzi risate e solidarietà. Poi ho capito, che strano. Ero solo io l’allegra e la solidale, quella che si faceva il mazzo al lavoro. che strano: mi si sono spalancati gli occhi dopo 40 anni! Ho vissuto con un ufo e mio figlio l’aveva capito da 20 anni, ora ne ha trentatré. Cari ragazzi di sessant’anni, ho vissuto in un mondo mio e non ho nemmeno sofferto alla scoperta di un’altra realtà come stupefatta di avere visto per la prima volta la luce. Uno squarcio nel sipario. Sono arrabbiata con me per avere sprecato parte della mia vita ma non per quello che questo matrimonio mi ha dato: un meraviglioso figlio che lui ha perso e mai capirà. Ciao al mondo nuovo.
La lentezza
Scrive Peppe: Credo che ora la vita è un po’ un’altra storia. E ognuno di noi ha un po’ paura. Ognuno di noi è impegnato ogni giorno a reinventarsi, ricominciare a raccontare e raccontarsi, a sentire un altro odore, a sentire altre prediche, a vedere altre lacrime, a stringere altre mani, a vedere altri occhi, beh, non è semplice. Al di là di ogni possibile ragionevolezza, io ho scoperto il gusto della lentezza, dell’importanza da dare al tempo, alle persone, alle cose. Quando le passioni col tempo cambiano colore, nel cuore già si preparano nuovi luoghi da condividere ed una mappa di spazi comuni che vanno dal libro da leggere insieme, alla vista di una mostra di Caravaggio o del Botticelli ove trovare le piccole poesie di carta straccia trascinate dal tempo. La polvere, i passi veloci, gli affanni, gli stupori dei giorni di lavoro, li guardi con un sorriso ma da lontano, con simpatia ma senza nostalgia. Ed in quell’ esserci, in quella consapevole serenità, sentire un senso di pudore nel credersi ancora salvi, di fronte ai frammenti della vita. L’amore per mia moglie ha un corpo preciso, una sbadataggine particolare, un odore, una voce, un cappello, un caminetto acceso ed un libro aperto sul comodino, una formula di saluto, una calligrafia tremenda, un passo cigolante. Sono sicuro che se per questo tentativo di vera vita abbiamo fatto di tutto ed abbiamo visto possibile un percorso ancora lungo, allora, vestiamoci con i fiori e lasciamo che siano altri a sedersi su una panchina a lamentarsi dei dolori alle ossa, del tempo che passa, del tempo che rimane mentre ci si vergogna un po’ a credersi fin qui ancora salvi, di fronte ai frammenti della vita. Così mi capita di guardare le mani del futuro e scoprirle piene, e che la mano che cerca la tua è quella che volevi e che è li, pronta a stringerti ad ogni risveglio. Peccato che la vita non abbia una serratura dalla quale la si possa guardare di nascosto: forse si riuscirebbe a sentire il profumo della nostra voglia di farcela, sempre, oggi come a vent’anni. Un profumo ipnotico, indimenticabile, luminoso, per chi lo vuole. Mi auguro e auguro a tutti di ascoltare ancora una musica sublime fatta di emozioni, conoscenza, amore per il bello, entrarvi fin dentro le viscere e portarvi sempre in alto mare, anche se non sapete nuotare.
Per molti la tragedia vera forse non è andarsene, ma non esserci mai stati. Giuseppe De Biasi.
Dopo trent’anni
Scrive Vittoria: “Ci siamo ritrovati dopo trent’anni: eravamo amici e ragazzi un po’ timidi; ora lui è diventato un uomo vero, ma purtroppo sposato e deciso a mantenere saldo il suo matrimonio, nonostante la moglie sia diventata una sorella per lui.
Io sono sola e constato che c’è in lui un affetto sincero. Viviamo a 30 km di distanza, ci sentiamo ogni giorno al telefono e ci vediamo una sola volta alla settimana per due ore. Abbracciarci e baciarci e anche qualcosa in più è bellissimo per entrambi, ma io, sola per il resto del tempo, soffro e vivo nell’incertezza e nel timore che una fine prossima di tutto cio’ mi possa fare molto male. Che fare? Non ho mai capito prima d’ora un rapporto con un uomo sposato. Eppure ad entrambi un rapporto cosi sincero ed appagante anche nel dialogo non era mai capitato. Vorrei opinioni sincere da persone sensibili.” In foto: Renoir, “Gli amanti”, 1875
Famiglie allargate e disperse
Scrive Margherita: Dunque, questa è la mia situazione familiare: vivo nella zona di Perugia con il mio nuovo compagno (nuovo si fa per dire, stiamo insieme da più di dieci anni), il mio ex marito è rimasto ad abitare a Torino e anche lui ha una nuova compagna. Ci siamo conosciuti tutti al matrimonio di nostro figlio (nostro nel senso di mio e del mio ex marito), due anni fa. Mio figlio sta a Bologna, dove ha studiato, ha trovato lavoro e anche moglie, che adesso é incinta (evviva! sto per diventare nonna!). La secondogenita, ventitreenne, da qualche mese sta facendo un erasmus a Siviglia e nelle ultime chiacchierate via skype mi ha parlato di un certo Carlos che mi vorrebbe presentare… Anche il mio nuovo compagno ha un figlio ventenne dal precedente matrimonio, che abita vicino a noi e che è l’unico che vediamo spesso.
Poi ci sono i nonni e le nonne. Famiglia di gente longeva la mia. Mettendo insieme i genitori miei, quelli del mio attuale compagno e la madre del mio ex marito con cui sono sempre rimasta in ottimi rapporti, arriviamo a ben quattro ultraottantenni, tutti ancora belli vispi.
Perché racconto tutto questo? Perché quest’anno ho avuto l’idea di invitare tutti qui a Perugia per le feste natalizie. Penserete: questa qui ha tendenze masochistiche… Ma no, solo che sono stufa di non riuscire a ricomporre almeno per un momento i pezzi della mia famiglia e le feste di Natale sono la migliore occasione. “Non puoi invitare solo i tuoi figli ? così, per rendere le cose un po’ più semplici…” mi ha chiesto preoccupatissimo il mio compagno. “E poi sei sicura che anche a loro farebbe piacere?” ha incalzato più realista del re. Ho fatto un po’ di telefonate di sondaggio e, guarda guarda, erano tutti d’accordo, anche la compagna del mio ex marito che in teoria mi sembrava lo scoglio più duro da superare. Loro si fermeranno in zona solo una notte (va bene così). Invece mio figlio, che è contento di non dover scegliere se fare il Natale con suo padre o con sua madre, passerà a prendere i nonni a Torino e poi ci raggiungeranno qui per rimanere qualche giorno. Anche mia figlia verrà, se con lo spagnolo o no sarà la sorpresa dell’ultimo minuto… Poi, se sarò sopravvissuta, vi racconterò com’è andata.
L’amore a settant’anni
Ospito volentieri questo articolo di Patrizia Belleri che commenta il bel libro “L’amore a settant’anni” di Vanna Vannuccini.
C’è un limite di età per innamorarsi e per vivere una sessualità libera e appagante? C’è sempre tempo per amare, ma soprattutto per vivere con significato tutte le stagioni della nostra vita, anche quando si è “vecchi abbastanza da scambiarci gli occhiali al ristorante per leggere il menu”.
Vanna Vannuccini, giornalista attenta alla questione femminile, fondatrice negli anni 70 della rivista Effe, la prima testata femminista in Italia, affronta l’argomento con un tocco lieve, sempre attenta a non scivolare in prese di posizione definitive.
Questo libro nasce da un incontro tra vecchie amiche, entrambe giornaliste, in una spiaggia toscana, a chiacchierare del tempo che passa e delle amiche comuni, fino a scoprire che molte di loro stanno vivendo amori appassionati e appaganti esperienze sessuali. Da qui, l’idea di far parlare donne diverse per età, cultura e ceto sociale, raccogliendone le testimonianze. Fanno parte della generazione di donne che per prime hanno studiato e hanno conquistato un posto nel mondo produttivo. Sono state protagoniste di tante rivoluzioni culturali e sociali, hanno scelto il partner con cui condividere la vita e molte hanno avuto anche il coraggio di por fine a relazioni ormai prove di significato. Oggi si sono affrancate da una antica abitudine: valutare se stesse attraverso lo sguardo di un uomo.
L’Autrice racconta vicende a lieto fine, o sfociate in cocenti delusioni, e anche contrastate: sì, perché il pregiudizio è duro a morire e spesso i figli, o l’ambiente circostante, giudicano sconveniente l’amore maturo e lo ostacolano.
C’è chi ritrova l’amore dell’adolescenza e scopre una magia: una sorta di “doppia visione”, come la chiama la sessuologa Judith Wallerstein, grazie alla quale si sovrappongono la visione idealizzata dei ragazzi di allora con quella della donna e dell’uomo maturi di oggi: accade a Phil e Sally, che si sono amati cinquant’anni fa e oggi si ritrovano, forti dell’amore di allora, temprati dalle vicende della vita: “Ricominciamo da qui, tutti e due abbiamo il nostro passato, questo è un nuovo inizio per entrambi”. E che importa se i figli li prendono benevolmente in giro.
Non mancano le delusioni, come accade a Caterina. Poco avvezza a padroneggiare il forte impatto emotivo della comunicazione on line, vive una storia d’amore virtuale, fatta di palpitazioni, tormentate attese di e-mail che non arrivano, fino al crollo finale delle illusioni. E c’è anche chi non riesce a sottrarsi alla potenza del pregiudizio che si fa crudeltà, anche da parte dei figli. Accade a Domenica, contadina della campagna ciociara, che vede sfumare da ragazza il sogno del matrimonio per amore e che, quando questo sogno di profila di nuovo a ottant’anni, viene bruscamente riportata alla realtà dai figli ottusi e insensibili.
Le storie parlano dell’amore tra uomini e donne che hanno saputo guardare oltre il pregiudizio secondo cui le rughe e il corpo che cambia non sono compatibili con la voglia e il diritto di amare ed essere amati. Si può riscoprire una nuova stagione dell’amore, soprattutto se questa è sostenuta anche da valori forti, quali la stima, la complicità, la curiosità intellettuale. E’ una stagione tanto più bella e struggente poiché si ha la consapevolezza che il tempo che rimane è poco, e va vissuto significativamente.
“L’immagine che questi rapporti ci richiamano alla mente è quella del raggio verde – quell’ellisse, quel fascio di luce brillante che compare qualche volta sopra il sole al tramonto – visibile per pochi secondi mentre il sole scende sotto l’orizzonte e cade l’oscurità. Ma forse non è solo l’ultimo raggio del sole che tramonta, hanno detto alcune delle donne intervistate: potrebbe essere il primo di un nuovo sole, che illumini rapporti diversi tra uomo e donna. (pag.16).”
Nell’illustrazione: la copertina del libro di Vanna Vannuccini, L’amore a settant’anni, Feltrinelli, 2012.
Questo articolo viene pubblicato anche su http://www.patriziabelleri.it/ e nel blog “I nuovi senior” dell’International Business Times http://it.ibtimes.com/blogs/i-nuovi-senior/
Disoccupata mi sono riciclata a 54 anni
Da parte di Anna59: Ho letto l’articolo share housing e la trovo una splendida finalità. Forse perché mi piace la compagnia ma anche la solitudine. Il mio progetto di vita però è quello di cercare un lavoro. Da assistente ufficio acquisti di una multinazionale mi sono ritrovata disoccupata a 50 anni.
Ho utilizzato l’anno di disoccupazione per fare il corso OSS operatore socio sanitario e ho lavorato per due anni, a tempo determinato, in una grande RSA pubblica per assistenza anziani. Devo dirle che mi sono trovata molto bene perché, nel piano degli ospiti che ancora erano lucidi, cercavamo di rispettare (nel limite dei tempi e delle priorità preposte per seguire 22 ospiti in reparto), le esigenze del singolo ospite nella sua individualità. E’ però vero che gli ospiti, il più delle volte, devono essere “spronati” a camminare e a svolgere attività con animatrici e/o con fisioterapisti.
Ecco, se la salute mi assisterà, mi piacerebbe poter prima di tutto condividere la mia vecchiaia con mio marito, ma è anche vero che per gli anziani non ci sono molte opportunità di incontro con altri coetanei. Questo è un peccato perché interagire con altre persone ci mantiene attivi. Saluti Anna59
Troppo stagionato?
Da parte di Tiziano: E’ una cosa che mi chiedo in continuazione in questi giorni: sono troppo “stagionato” per buttarmi in una nuova relazione stabile con una donna ? Ne compio 65 tra poco e alle spalle ho un lungo periodo da single, fino ai quarant’anni, poi finalmente mi sono innamorato di quella che è diventata la mia compagna, ma è durata “soltanto” dieci anni e poi abbiamo capito che non poteva continuare. Dopo questo, che per me è stato il rapporto sentimentale più importante della vita, sono tornato a stare da solo. In questi anni non sono mancati dei rapporti affettuosi con altre donne, ma lo sapevo che non ero veramente preso da queste storie. Finché mi è stata presentata da un’amica una persona che ho trovato subito fantastica, con cui ci siamo intesi all’istante e…va bé diciamolo, mi sono innamorato perso. Anche lei ha ricambiato gli stessi sentimenti e stiamo iniziando a frequentarci. Lo so che uno dovrebbe dirsi: sei fortunato, goditela e non farti problemi. Io invece mi faccio venire un sacco di dubbi, perché mi domando se ho ancora l’età per costruire una vera coppia, ad esempio per immaginarmi di andare a vivere sotto lo stesso tetto. Non riesco a nascondermi le difficoltà e le paure di una relazione stabile. Lei ha dieci anni meno di me, è ancora impegnata nel lavoro e la natura alla mia età non perdona, dieci anni di differenza andando avanti saranno tanti. E poi confesso che temo un po’ di senso del ridicolo, ad esempio nei confronti dei suoi figli, nel comportarci come una coppietta di ventenni. E’ vero che a cuor non si comanda ma l’età dovrebbe portare saggezza… In foto: coppia senior innamorata.
Posso ancora ricominciare ?
Da parte di Azzurra: Ho sessant’anni, ancora “passabile” almeno secondo me. Sono rimasta vedova a 47, dopo un grande amore lontano e finito..troppi problemi e troppo diversi.. poi c’è stato affetto ma di più amicizia e solidarietà…vorrei poter ricominciare con qualcuno da amare che mi ami, stimarci, condividere, vorrei tanta allegria che sembra non far più parte della mia vita. Ho un figlio che vorrebbe la mia felicità. Lavoro, ma vorrei smettere e dedicarmi, oltre che a mio figlio, che spero autonomo e senza alcun bisogno del mio supporto al piu presto, alla persona che avrò a fianco per vivere insieme giorni davvero sereni, ancora con entusiasmo. La cosa migliore di me è stata sempre l’aver conservato un lato infantile, la capacità di entusiamo, di desiderio, di piccole follie ogni tanto, di sentirsi sempre vivi insieme alla persona che ti sta accanto. Pensate che alla mia età sia ancora possibile?
Non si tratta solo di sesso…
Nelle ultime settimane ho ricevuto, inviate alla rubrica “Invia la tua storia”, vari messaggi che parlano di Viagra, Cialis e Levitra. Ne riporto un paio.
Sotto il titolo “Come dovrei comportarmi?”, Rossana scrive: “Siamo una coppia di ultrasessantenni. In questi giorni ho scoperto da vie traverse ma con i miei occhi, che mio marito fa uso spesso di Cialis a mia insaputa. Potrebbe anche essere normale, se portasse dei benefici anche a me. Ma c’è una piccola cosa che fa la differenza. Non abbiamo rapporti intimi io e mio marito pur vivendo nella stessa casa e nello stesso letto da tanti anni. Lui dice che lo prende perché lo fa stare meglio, ma meglio con chi? gli chiedo io. Il Cialis non è un’aspirina per il mal di testa, o sbaglio? Come può reagire seriamente una donna di fronte ad una cosa che sa tanto di presa in giro? Cosa può pensare e come si deve comportare una donna- moglie di fronte ad un simile fatto? Accetto consigli. Grazie”
Il secondo post che riporto è di Giorgio Boratto e racconta del suo libro: “Sono l’autore di un libro dal titolo Bourbon & Viagra che racconta di un cantante country quasi settantenne che trova con il Viagra una seconda giovinezza sessuale… Il romanzo racconta la cavalcata, attraverso le canzoni country, di Martin Hedger, un cantante che si muove tra il Missouri, Nashville, Memphis e l’Alabama sulle orme di Johnny Cash e Willie Nelson. Con in testa un cappello da cowboy, Martin Hedger vorrebbe lasciare traccia. Ma viaggiando nel vento il suo mondo dura quanto una canzone. Martin è così: uno dei tanti che si stupiscono d’invecchiare, ma hanno riempito la loro vita di tutti gli elementi che lasciano un cappello pieno di pioggia. Martin Hedger ha il vantaggio di essere ironico e trova un senso comico nella sua ricerca di sesso a tutti i costi. Come finirà? Nessuna indicazione, ma la sua vita è piena di indizi.”
Il Viagra, copostipite dei farmaci che aiutano le prestazioni sessuali, ha compiuto 15 anni pochi mesi fa. Non c’è dubbio che, insieme ai ritrovati che l’hanno seguito, abbia prodotto una piccola rivoluzione non solo nei comportamenti sessuali, ma forse ancor di più nelle aspettative, nell’immaginario, nelle relazioni, nei sentimenti e nei timori di uomini e donne senior.
Secondo il rapporto Coop 2013, i consumi in generale continuano a calare. Di recente diminuiscono soprattutto quelli legati ai cosiddetti vizi: il consumo degli aperitivi è calato del 5%, quello dei superalcolici del 3%, il vino ha registrato un -4% e in due anni le sigarette fumate sono state il 14% in meno. Persino il caffè, che è parte delle nostre abitudini quasi quanto gli spaghetti, in sei anni ha avuto una contrazione del 21%. Viagra ed affini invece no, loro vanno in controtendenza: + 8% in due anni, complice sì l’uso anche da parte dei più giovani, ma soprattutto la maggiore diffusione tra gli over 55. Se questa non è una piccola rivoluzione nei costumi…
Se, come racconta Boratto, il viagra può aver portato sensazioni di nuove opportunità, nuovi modi d’invecchiare e pure un po’ di comicità e di autoironia, d’altra parte, come invece testimonia Rossana, la “virilità maschile a tempo” può produrre nuovi sbandamenti.
“Il viagra potrebbe essere l’ultimo sfasciafamiglie” ha sostenuto la giornalista Terry Marocco su Panorama, che argomentava così: “La seconda giovinezza sessuale dei maschi ha messo in difficoltà unioni che da tempo avevano superato brillantemente la crisi del settimo anno” e suggerisce che il raddoppio dei divorzi in Italia degli ultrasessantenni negli ultimi dieci anni sia attribuibile anche a questi farmaci. Nello stesso articolo si riporta l’opinione di Paola Beffa Negrini, psicologa all’Università Cattolica di Milano, che sull’argomento ha condotto uno studio per la società di geriatria: “Oggi gli uomini hanno più carte da giocarsi rispetto alle coetanee settantenni. E le lasciano più facilmente, credendo che tutto si possa risolvere con le pillole, anche se poi senza la vecchia moglie non sanno neanche dov’è la tintoria”. Davvero vogliamo pensare che l’aiutino non possa essere a beneficio anche delle coppie più assestate ?