Quando gli telefono, il mio amico Aldo coglie l’occasione per lamentarsi un po’: “Ma tu quando sei a casa riesci a concentrarti su quel che hai da fare ? Per me è difficilissimo, io sono sempre stato abituato ad avere un ufficio, non importa se nella stessa stanza c’erano altri che lavoravano, era il posto dove ci si poteva concentrare, tenere le proprie carte, c’erano tutti gli strumenti che ti servivano, i colleghi con cui scambiare le idee. Qui in casa lavoro ad una piccola scrivania che però non è isolata, c’è il passaggio
continuo di mia moglie che tra l’altro fa una gran fatica a sopportare la mia presenza e io finisco con il distrarmi ogni minuto…”. Aldo in passato ha lavorato in università e poi in azienda, adesso ha 70 anni, è in pensione e quando dice “lavoro” intende l’attività di studio che non ha mai interrotto, oltre a quella che svolge per l’associazione di cui fa parte: in pratica legge dei documenti, scrive, fa delle telefonate. Appena può corre alla sede dell’associazione che però ha un’unica stanza dove si affollano decine di persone e così sconsolato se ne torna a casa.
Cristina invece da quando può svolgere parte del lavoro da casa, lei lo chiama teleworking, ha fatto bingo. Cinquantottenne, si occupa di assistenza alla clientela per l’azienda per cui lavora e la sua attività consiste in molte telefonate, molte email, scrivere dei rapporti, qualche visita diretta ai clienti e qualche riunione interna. Ha ottenuto dal suo capo e dalla sua azienda di non dover stare fisicamente sempre in ufficio per svolgere le sue incombenze. Di fatto si concede di stare a casa tre o quattro mezze giornate a settimana, durante le quali sbriga il lavoro al telefono, per email e al computer, avendo cura invece di essere in ufficio quando sono fissate delle riunioni e senza perdere appuntamenti presso i clienti. “Aria di libertà! – mi dice – Lei non ha idea di come ci si sente più liberi a far le cose da casa: niente divisa da lavoro e niente trucco, ritmi che decido io, e poi impiego la metà del tempo a fare le stesse cose perché in ufficio c’è sempre un milione di interruzioni inutili, mentre in casa di giorno sono da sola. Contenta io e contenta l’azienda !”
Anche Simone vede i lati positivi dello svolgere la sua attività da casa. La sua è una storia diversa da quella di Cristina, perché lui ad un certo punto, quando aveva 57 anni, il lavoro l’aveva perso e aveva necessità di trovarne un altro. Si è reinventato, nel senso che mentre prima lavorava nel mondo delle costruzioni, quando è rimasto a spasso ha pensato di mettere a frutto il suo interesse per il mondo della finanza e, dopo un periodo formativo, una società ha accettato di fargli fare il promotore finanziario telefonico: “Contatto dei possibili clienti, cerco di capire le loro esigenze e propongo dei prodotti finanziari. Se sono interessati un collega li incontra. Le soddisfazioni non sono molte, ma meglio che niente”. E’ un’attività che viene svolta tutta da casa, con una totale libertà di orario, cosa che a Simone fa molto comodo: “Pur avendo 61 anni, ho un figlio ancora dodicenne che va seguito. Mia moglie è molto più giovane di me ed è fuori tutto il giorno per il suo lavoro, sono io che me ne occupo e stando a casa è più facile”.
La propria casa eletta a luogo dove si svolgono le proprie attività è una realtà per molti senior, sia per coloro che hanno terminato l’attività lavorativa retribuita e sono in pensione, sia per coloro che ancora lavorano. Ovviamente lo è sempre stata anche per le tante casalinghe che della propria abitazione hanno fatto per decenni il loro centro di gravità. Anzi, fino a non molto tempo fa era vincente lo stereotipo tradizionale: quello della moglie casalinga, regina della casa, che ad un certo punto, quando il marito andava in pensione, se lo ritrovava tra i piedi a tutte le ore e sperava che continuasse a trovare qualcosa da fare altrove. E lui, disorientato dalla perdita dei ritmi e dei luoghi lavorativi, si sentiva come un pesce fuor d’acqua, senza saper bene neppure dove sedersi a casa propria. Forse è un affresco troppo caricaturale, però è anche una realtà tuttora diffusa. A cui si sta accostando l’idea che, sia prima sia dopo la pensione, tra le mura domestiche si può continuare ad essere attivi.
Ad esempio, la propria abitazione può diventare il luogo dove dedicarsi alle proprie passioni artistiche o il laboratorio dove sperimentare le proprie abilità artigianali, ma soprattutto da casa tutti possono svolgere, grazie alle tecnologie attuali, molte attività, soprattutto quelle web-based, siano esse di natura lavorativa o no.
Anche se in Italia il lavorare da casa è un fenomeno ancora marginale (una quota, nel 2012, compresa fra il 2,3% secondo i dati Dasytec e il 5% secondo i dati Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano), è immaginabile che questa formula incontrerà sempre di più il favore delle imprese e dei lavoratori più avanti negli anni, oltre che delle lavoratrici mamme. Su questi terreni è sempre bene guardare a quel che succede oltreoceano, perché spesso là questi tipi di fenomeni sono anticipati: ebbene, il Bureau of Labor Statistics sostiene che un quarto degli impiegati americani lavora da casa qualche ora ogni settimana e, secondo il Family and Work Institute, nel 2012 il 63% dei datori di lavoro ha dato la possibilità ai propri dipendenti di lavorare da casa. E in molti casi sono i senior a sfruttare questa opportunità.
Avere a casa propria uno spazio riservato dove poter stare connessi ad internet in tutta tranquillità sembra dunque essere una nuova esigenza da soddisfare. Rimanere attivi anche da senior e stare a casa propria non sono più necessariamente condizioni tra loro incompatibili. Tutti vogliamo rimanere attivi: oggi si può farlo anche da casa.