Ho quasi 63 anni, ho vissuto tutta ma proprio tutta la vita al servizio degli altri. Prima mia madre che comandava a bacchetta, poi un marito egocentrico, due figlie che quando hanno bisogno sanno a chi rivolgersi, a chi se non a me che non mi tiro mai indietro!! Ho 4 nipoti che entro l’anno saranno 6… separata in casa da quasi 3 anni ma separata in casa da 44 anni, questa la realtà!! Mi rendo conto che la colpa principale è mia, ho permesso che gli altri, marito in primis, mi trattassero così, ma adesso tutti mi dicono vai… ed io non so da che parte cominciare, adesso che tutti abitiamo vicini come faccio ad andarmene? Ora quella che potrebbe aver bisogno degli altri sono io, bisogno dei miei figli magari… decidere se essere sola vivendo in 2 o esserlo vivendo sola… Ultimo ma non ultimo sono casalinga da sempre… economicamente non autosufficiente… forse un aiuto psicologico mi darebbe la forza di capire quale è la mia strada, credo che prenderò questa strada in attesa di capire quale sarà quella definitiva, quella che mi farà vedere la luce.
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Una fotografia in chiaroscuro
Connessi e solidali, ma timorosi del futuro.
Una fotografia in chiaroscuro quella sui senior italiani illustrata venerdì scorso dal Censis nel suo 48° Rapporto sulla situazione sociale del Paese.
Come al solito i dati e le riflessioni del Rapporto richiederanno uno studio attento, ma alcuni aspetti già comunicati balzano subito agli occhi.
Ad esempio: i senior sono sempre più solidali e fungono da perno familiare: circa 4 milioni e mezzo di over65 si prendono cura di altre persone anziane non autosufficienti e di queste quasi 1 milione lo fa in modo regolare. Per non parlare dei 3,2 milioni che si prendono regolarmente cura dei nipoti e dei 5,7 milioni che lo fanno di tanto in tanto; oltre al milione e mezzo che contribuisce regolarmente con i propri soldi alla famiglia di figli o nipoti e ai 5,5 milioni che lo fanno di tanto in tanto.
I senior sono anche sempre più connessi in rete: che il trasporto verso i social network fosse inarrestabile lo si sapeva, ma colpisce comunque la dimensione del fenomeno: gli utenti facebook over55 sono aumentati del 405 (quattrocentocinque)% in cinque anni.
Questi forti segni di vitalità non portano però ad una visione ottimistica. Infatti, tra le generazioni a cavallo tra i maturi e i senior, sono tantissimi coloro che temono il futuro, come è testimoniato dal 64% dei 45-64enni che ha paura di finire in povertà.
E la situazione lavorativa ed occupazionale è decisamente in chiaroscuro. Se da una parte si rileva il boom di occupati over50 registrato dal 2011 a oggi (+19,1%), anche come effetto dello spostamento in avanti dell’età del ritiro dal lavoro, o se colpiscono i 2,7 milioni di persone over65 che svolgono ancora attività lavorativa (regolare o in nero), dall’altra parte rimane alto il numero d’inattivi over50 (oltre 17 milioni) e la grande maggioranza di essi (circa 14 milioni) non cerca lavoro e si dichiara indisponibile a lavorare.
Come faccio a riconvertirmi sul lavoro ?
Da parte di Lucia: Sono Lucia, ho 58 anni e sono architetto. Da un anno non mi entra più un lavoro con la crisi che c’è, peraltro dal 2010 sono sola a condurre casa e due figli che studiano a Firenze e non lavorano, con un ex-marito disoccupato che quindi delega tutto a me, fin tanto che ho lavorato. Adesso sono nel panico perche vista l’età, non riesco a ri-convertirmi in altro modo.
Ho fatto la cuoca, la cameriera, la sommelier…ma sono state tutte situazioni molto momentanee. Adesso non ho niente per le mani…e non so come fare.
Il salvadanaio delle famiglie
Tutte le indagini mettono in evidenza che il principale ammortizzatore sociale di questi anni di crisi sono state le famiglie. All’interno delle famiglie, a fronte dei redditi dei più giovani che spesso non consentono l’autonomia, i redditi e i risparmi degli over50 (fino agli ottantenni e oltre) sono quelli che più contribuiscono alla gestione economica familiare, costituendo il vero salvadanaio delle famiglie. Si sta però facendo strada una preoccupazione crescente sulla capacità di mantenere nel tempo questa “riserva”, sia tra i già pensionati (anche tra coloro che hanno goduto di un discreto benessere ma che negli ultimi anni hanno visto assottigliarsi il patrimonio), sia tra coloro che inizieranno a percepire l’assegno pensionistico dopo i 65 anni. Fino a quando i senior potranno funzionare da “salvadanaio delle famiglie” ?
Voltare pagina
Scrive Rossella: Tra pochi giorni compirò 55 anni. Non me li sento, non mi sono mai sentita gli anni che ho. Però stavolta mi sento sulla soglia: ho appena chiuso la mia attività lavorativa, gestivo un asilo nido che ha dovuto chiudere in seguito alla crisi economica; mio marito ha perso il lavoro un anno e mezzo fa e non è riuscito a trovare più nulla se non qualche consulenza (era un dirigente d’azienda) e ormai ha sessant’anni. Stando molto attenti alle spese possiamo vivere fino a quando gli daranno la pensione e quindi non siamo disperati. Però mi chiedo quale sarà la mia vita per i prossimi 10-15 anni. Mio marito, che ha già passato questa fase, progetta ingaggi come velista e mi vuole con lui (anch’io ho un passato da velista), ma non mi piace l’idea di andarmene in giro per il mondo con estranei e, forse, rischiare la vita, sicuramente dovermi adattare a ritmi ed esigenze che non sempre mi piaceranno. E poi i nostri figli, tutti tra i 21 e i 25 anni, per un motivo o per l’altro hanno ancora bisogno di noi. Mi piacerebbe realizzare un vecchio progetto di scrivere un libro, perché scrivere è sempre stata una componente della mia vita, ma non voglio ingrossare la schiera degli aspiranti scrittori senza talento. Forse lo farò solo per me, ma … è un momento di grandi interrogativi. Lo so, qualcuno dirà: ma come, puoi permetterti di non lavorare e ti lamenti; fai volontariato (lo farò), dedicati a tuo marito… Ecco, ho la sensazione che sia un momento di cambiamento anche di coppia, adesso che non ci sono più i ritmi professionali: io vorrei fermarmi un po’, lui vuole andare.
Una vita che vive ancora
Da parte di Carlo: Sono del”43 e vado per i 71. Nato con destino agricolo a 30 anni mi sposo e faccio il primo cambio di vita diventando agente di commercio, negli anni progredisco e cambio mentre nascono tre figli. A 51 mia moglie di cui ero innamorato come il primo giorno mi lascia stroncata dal cancro. Due anni dopo ho il bisogno di reinventarmi lavorativamente e ritorno a fare l’agente fino a 60 anni cessando per motivi pensionistici e trovando un rapporto da co co pro che fra vari rinnovi dura fino ai 70 anni compiuti e non mi viene rinnovato all’ultima scadenza per motivi legati alla crisi dell’azienda. I figli sono diventati grandi ed hanno una loro vita com’è giusto, io negli anni ho provato a rifarmi una vita ed attualmente frequento da anni una donna con cui stiamo pensando di convivere..io dovrei sentirmi appagato abito a casa mia ed ho una pensione..ma il fatto di essere fuori dal mondo produttivo mi fa vivere malissimo e le giornate sono interminabili….non ho hobby… le mie amicizie sono rimaste tali ma i rapporti sono rarissimi (ognuno preso dai suoi guai) ho anche provato a cercare una occupazione ma il mio annuncio si perde in mezzo alle migliaia di quelli dei giovani…quando sono con delle persone anche giovani avverto una grande ed affettuosa simpatia nei miei confronti ma poi finisce li; il mondo mi sembra girato dall’altra parte….
Inquieta, ribelle, forse folle o forse no
Scrive Laura60: Dopo gli anta si manifestò la mia “follia”, almeno così qualcuno la chiamò, così l’avrebbe chiamata mia madre se fosse stata in vita. La follia forse era solo un modo, l’ultimo che inconsciamente mi rimaneva per essere ascoltata, capita, accontentata e sì, io volevo solo essere “accontentata”ogni tanto e che si capisse che siccome mi comportavo da madre, donna, moglie quasi perfetta e ci credevo in questo allora avrei voluto ogni tanto uscire da questi schemi…non per fare cose che potessero nuocere, ma solo per non intristirmi in una vita dove mio marito con l’appoggio anche di mia madre dava la priorità ai figli, ai genitori, al lavoro e sacrifici vari. Essendo poco ascoltata caddi in depressione cosa di cui comunque non do colpa agli altri, magari fa parte del mio dna, ma certamente i mei non mi hanno molto aiutato in questo senso. Ho dovuto cavarmela da sola, attacchi di panico compresi, periodo terribile. Poi le vicende della vita: malattie gravi dei genitori, responsabilità dei figli , tradimento di mio marito, mi portano a darmi coraggio e infatti li affronto alla grande. I figli poi crescono, i genitori non ci sono più, ho perso tanti amici, mi dico basta e riprendo in mano la mia vita…comincio a uscire con qualche amica conosciuta nel web puntualmente, non so perchè, giudicata puttana da mio marito… Non so il perchè, vado a ballare, conosco una persona e mi innamoro, faccio follie anche se con qualche momento d’ansia, ma è come una seconda giovinezza…week end, serate romantiche, comincio a disamorarmi anche se già forse lo ero di mio marito, non frequento più sua madre donna possessiva e autoritaria, insomma mi diverto! Noto con piacere..a 57 anni di piacere ancora..poi il crollo, la cosa si sa, mio marito fa il pazzo, quindi la vergona nei confronti dei suoi parenti.. Anche se si sa che “chi non ha peccato scagli la prima pietra” iniziano anni di inferno, ma non mi lascia, “mi perdona”, un perdono che io non ho chiesto perchè non mi sentivo in colpa, lui poi cambia un po’, capisce anche se non lo ammette apertamente che le colpe sono reciproche, diventa più mansueto e comprensivo con me ed io cambio, divento più gentile e ricomincio a fare “la donna per bene che tiene in piedi la famiglia”. La persona di cui ero invaghita sparisce, soffro la mancanza ma poi dimentico. Ora la situazione in casa, con una figlia di 35 anni che vive con me e l’altro fuori, è tornata alla normalità o quasi, ma io non rinuncio ai miei piccoli svaghi “leciti”. Non fequento altri uomini però, anche se a volte mi pesa perché mi toglie tempo ad altre cose con cui mi sentirei realizzata, ad esempio ho l’hobby delle foto. Cerco cmq di accontentare la famiglia dove del resto io non lavorando penso sia anche mio dovere dare il mio contributo.Però, e adesso concludo, da un po’ di tempo gli attacchi di panico anche se a periodi sono ricominciati. Beh, avrei voluto scrivere: “e vissero tutti felici e contenti”… no: “e vissero tutti SERENI e contenti delle piccole cose che la vita, che è dura per i più…ci offre”
Il tempo da reinventare
Se gli studi sulla felicità dicono che a quarant’anni ce n’è poca, è anche perché a quell’età il proprio tempo lo si percepisce più pilotato da altri e dal contesto che non da sé stessi. Infatti quella non è solo l’età in cui sei nel mezzo del cammin della carriera lavorativa, ma anche l’età in cui le responsabilità verso la famiglia sono all’apice e i tempi dei figli sono prevalenti sui tuoi.
La vita adulta é molto pressante sui tempi, sia per come é organizzato il lavoro sia per la cura e l’educazione dei figli. Sarebbero sufficienti queste due dimensioni per capire come mai la sensazione diffusa a quell’età è che ti manchi il respiro e che non ci sia mai tempo per te stesso. Come se non bastasse, a completare il quadro delle situazioni ruba-tempo vanno aggiunti gli spostamenti: appuntamenti e viaggi di lavoro, accompagnamenti di figli e familiari nei posti più disparati, commissioni e acquisti che richiedono ore in auto… Insomma, per molti anni l’organizzazione del lavoro, i figli piccoli e gli spostamenti sono un grande vincolo per l’autodeterminazione dei propri tempi di vita.
Poi ad un certo punto capisci che c’è una svolta: sul fronte delle attività che svolgi, sei tu che scegli a cosa vuoi ancora dedicarti, quali sono le altre attività che sono di tuo interesse e lo fai cercando le modalità e i ritmi che ti sono più consoni; sul fronte della famiglia, i figli sono diventati più grandi e più autonomi, spesso se ne sono andati di casa o se ancora vivono in casa fanno vite molto indipendenti. Anche gli spostamenti sono diversi, perché non si caratterizzano più come il quotidiano tran tran degli orari comandati dalle convenzioni sociali e i momenti di viaggio non devono più essere necessariamente costretti nei periodi di alta stagione.
Tutti questi cambiamenti sono anche segnali di una diversa possibilità di uso del tempo: hai finalmente liberato del tempo prima vincolato e condizionato da altri e lo puoi regolare e dosare di più tu secondo i tuoi ritmi, le tue esigenze e le tue preferenze.
Dopo trenta o quarant’anni ampiamente condizionati dagli impegni sociali lavorativi e familiari, in cui se eri bravo al massimo riuscivi a negoziare qualche minuscolo spazio per fare altro e in cui ti sentivi dentro un tunnel da cui non era previsto il riemergere a breve, finalmente puoi gustare il sapore di un tempo usato in modo più flessibile e più vicino alle tue esigenze del momento.
Inizia una stagione in cui puoi imparare a riprendere il possesso del tuo tempo e a non farti vincere dall’inerzia delle abitudini e degli stili di vita. Un po’ questo spaventa, il rischio di vivere la nuova opportunità come un abisso di vuoto e di insignificanza c’é. Ma di gran lunga prevalgono le opportunità. E poi puoi sempre decidere in base alle tue priorità di prenderti qualche impegno vincolante, ma l’importante è non ributtarti in un tunnel cieco solo per paura di non sapere come passare la giornata.
Che soddisfazione i figli !
Scrive Paolo, padre di tre figli grandi: Si sa che noi uomini quando i figli sono ancora bambini non ci dedichiamo troppo a loro e solo quando crescono siamo più presi dal rapporto con loro. Forse per le generazioni dei genitori trentenni e quarantenni di oggi é un po’ diverso, ma io mi ricordo che il sottoscritto e anche i miei amici quando i figli avevano due o sei anni eravamo molto presi dal lavoro e dallo sport e davamo poco tempo ai figli. Adesso i miei figli sono adulti, la maggiore ha 32 anni, la seconda trenta e il terzo é un ragazzone di 25. Ognuno di loro si è fatto una famiglia o vive comunque in coppia e tutti e tre abitano in altre città, il terzo e andato a lavorare in Svizzera. In questi giorni abbiamo deciso di passare qualche giorno insieme in montagna. E’ bellissimo! Che soddisfazione vederli grandi, autonomi, adulti con cui posso parlare di tutto. Li abbiamo cresciuti noi così e vedere come sono diventati mi riempie di orgoglio. Non mi sentirò mai solo, anche se un giorno dovessi ritrovarmi solo, sapendo che loro esistono.
Famiglie allargate e disperse
Scrive Margherita: Dunque, questa è la mia situazione familiare: vivo nella zona di Perugia con il mio nuovo compagno (nuovo si fa per dire, stiamo insieme da più di dieci anni), il mio ex marito è rimasto ad abitare a Torino e anche lui ha una nuova compagna. Ci siamo conosciuti tutti al matrimonio di nostro figlio (nostro nel senso di mio e del mio ex marito), due anni fa. Mio figlio sta a Bologna, dove ha studiato, ha trovato lavoro e anche moglie, che adesso é incinta (evviva! sto per diventare nonna!). La secondogenita, ventitreenne, da qualche mese sta facendo un erasmus a Siviglia e nelle ultime chiacchierate via skype mi ha parlato di un certo Carlos che mi vorrebbe presentare… Anche il mio nuovo compagno ha un figlio ventenne dal precedente matrimonio, che abita vicino a noi e che è l’unico che vediamo spesso.
Poi ci sono i nonni e le nonne. Famiglia di gente longeva la mia. Mettendo insieme i genitori miei, quelli del mio attuale compagno e la madre del mio ex marito con cui sono sempre rimasta in ottimi rapporti, arriviamo a ben quattro ultraottantenni, tutti ancora belli vispi.
Perché racconto tutto questo? Perché quest’anno ho avuto l’idea di invitare tutti qui a Perugia per le feste natalizie. Penserete: questa qui ha tendenze masochistiche… Ma no, solo che sono stufa di non riuscire a ricomporre almeno per un momento i pezzi della mia famiglia e le feste di Natale sono la migliore occasione. “Non puoi invitare solo i tuoi figli ? così, per rendere le cose un po’ più semplici…” mi ha chiesto preoccupatissimo il mio compagno. “E poi sei sicura che anche a loro farebbe piacere?” ha incalzato più realista del re. Ho fatto un po’ di telefonate di sondaggio e, guarda guarda, erano tutti d’accordo, anche la compagna del mio ex marito che in teoria mi sembrava lo scoglio più duro da superare. Loro si fermeranno in zona solo una notte (va bene così). Invece mio figlio, che è contento di non dover scegliere se fare il Natale con suo padre o con sua madre, passerà a prendere i nonni a Torino e poi ci raggiungeranno qui per rimanere qualche giorno. Anche mia figlia verrà, se con lo spagnolo o no sarà la sorpresa dell’ultimo minuto… Poi, se sarò sopravvissuta, vi racconterò com’è andata.