Per fortuna il mio lavoro ancora mi piace e non sto tutti i giorni a verificare quanto mi manca alla pensione, perché se lo facessi diventerei matta. Sono nata nel 1952, annata che le stelle devono aver decretato come quella in cui fare tutti gli esperimenti possibili e immaginabili per le donne che devono andare in pensione. Ormai gli anni sono 63 e solo pochi anni fa (nell’era pre-Fornero), quando sono stata una volta a chiedere lumi all’Inps, mi dissero tutti contenti (loro ed io) che entro pochi mesi avrei avuto diritto all’assegno. Poi tutto è cambiato e c’è voluto un po’ di tempo per farsene una ragione, anche se non ho mai capito bene quale sarebbe stata l’età vera del mio pensionamento, da lavoratrice autonoma che in gioventù non le versavano i contributi. Però ormai me n’ero fatta una ragione e a mia figlia ho detto: “Cara mia, se vuoi regalarmi un nipote ne sarei felicissima, ma sappi che un po’ d’aiuto per qualche altro anno non te lo posso dare”. Poi durante queste feste di Natale mi sono imbattuta in un po’ di notizie che parlavano, per il 2016, di ancora nuove regole per le donne. I titoli dicono che si torna ad andare in pensione prima (noi donne), ma al primo articolo letto non ho capito niente, spiegava tutti i vari casi ed eccezioni, così alla fine non ci ho capito niente. Sarà il giornalista poco chiaro, ho pensato. Così ho letto un altro giornale, ma il risultato è stato lo stesso, per capire che sorte mi ha riservato il destino dovrò chiedere di nuovo a qualche “esperto”. Poi dicono che serve più flessibilità… ma più flessibilità di così ! Mai che si possano fare dei programmi, ogni anno sono lì che devo capire cosa è cambiato !
Questa storia é stata pubblicata anche su www.osservatoriosenior.it