Danilo è tra i frequentatori di questo blog e scrive facendo a tutti noi una proposta. E’ stato in Australia dove ha visitato due strutture di cohousing per senior, gli piacerebbe realizzare qualcosa di analogo in Italia e così si sta rivolgendo anche ai lettori de I ragazzi di sessant’anni per cercare persone interessate. Volentieri pubblico quel che mi ha inviato.
Scrive Danilo: “Mi piacerebbe costruire un primo gruppo di 15-20 persone (coppie/single) di età
over 65, autosufficienti, che con me formino ed alimentino una discussione tecnica, sociale ed economica con lo scopo di realizzare un (e poi speriamo altri !!) sistema di co-housing, sulla falsariga di quanto già attuato all’estero (USA, Auatralia, Paesi scandinavi) e in Italia.
Ma che cosa è il co-housing o co-abitazione? La risposta può essere formulata con diverse definizioni in quanto diverse sono le applicazioni del co-housing; la definizione che mi sento di dare è che si tratta semplicemente di un modello di vita caratterizzato da una vision di solidarietà, di cooperazione e di partecipazione, da una mission di formare un gruppo che rompa con il crescente isolamento nelle quattro mura della propria abitazione ed indifferenza e che possa partecipare, ognuno con la propria esperienza e con il proprio carattere, al mantenimento e alla crescita intellettuale e sociale del gruppo e da obiettivi di ottimizzazione dei costi, di riduzione dei consumi, tutto per stare insieme, pur mantenendo la propria privacy e utilizzando principalmente il “buon senso” che è sempre vincente.
Una volta definito il concetto di co-housing vediamo di chiarire alcuni primi elementi portanti che sottopongo con formulazione di domande.
Ma cosa deve fare il gruppo? Una volta che il gruppo si è formato bisogna individuare una persona con competenze specifiche che possa incaricarsi di trovare un immobile (o un’area) con particolari caratteristiche che prendano in considerazione, tra l’altro, clima, vicinanza a città (particolarmente interessanti e con un buon grado di vivibilità) , rete di trasporti urbani, rete stradale, qualità dei servizi sanitari, disponibilità di terreno . Si passa poi alla fase attuativa di progettazione dei locali che prevede mini alloggi, sale per servizi comuni (cucina, lavanderia, saloni per incontri, dibattiti, riunioni), salette per ascoltare musica, sala biblioteca, palestra e quant’altro fosse suggerito. Bisogna preferibilmente far riferimento ad un immobile già esistente che può essere ristrutturato in tempi brevi e a costi sopportabili. Questi due passi sono di grandissima importanza. E’ necessario strutturare, poi, un piano di fattibilità e un piano operativo perché bisogna assicurare agli ospiti la continuità dell’esistenza del co-housing e perché bisogna valutare i risultati gestionali che non possono essere negativi.
Come viene gestita la co-house? La co-house è gestita dagli stessi ospiti (a rotazione) che danno il proprio contributo per sempre maggiormente migliorare il pensiero di vita in comune. Si prevede la presenza di un responsabile della gestione del co-housing che sempre appartiene al gruppo.
Quanto potrebbe costare vivere in una co-house? I costi sono relativi all’affitto del mono locale e ai servizi “comuni” e quindi cucina, lavanderia, pulizie, gli eventuali sevizi sanitari che la “gestione” deve garantire; la quantificazione del costo appare a questo punto ancora prematura ma penso che possa essere inferiore a quanto si spende vivendo da soli. Ecco perché il valore dell’investimento iniziale è di preponderante importanza.
Tutti possono partecipare al co-housing? Con franchezza devo dire che l’obiettivo è di condividere un percorso con persone che siano a disposizione degli altri, che apprezzino la vita sociale, che siano a disposizione con idee, suggerimenti che costruiscano il proprio benessere e quello degli ospiti.
E se io voglio portare nella co-house i mobili/quadri che ho a casa? Liberissimo di farlo; si tiene sempre presente il quoziente rispetto verso gli altri.
Ma se una persona vuole lavorare? In alcune situazioni è permesso che gli ospiti svolgano alcune attività come cucinatura (pasti, dolci, pasta fatta a mano, etc) manutenzione ordinaria, giardinaggio, orto. Anche qui lo scopo è quello di tenere in movimento il proprio asse intellettivo lavorando e sentendosi utili alla collettività.
Come si svolge la giornata? Alla base esiste un regolamento, strutturato con molta semplicità, che può essere integrato e modificato dagli ospiti. L’utilizzo della giornata è completamente a disposizione della singola persona che può entrare e uscire dalla co-house quando vuole, che può invitare i propri familiari e amici, tenendo presente il regolamento. Per quanto riguarda incontri, dibattiti, viaggi, etc., questi vengono programmati e decisi dal gruppo .
Si può sciogliere il rapporto con la co-house? Decisamente si, una volta definiti gli aspetti contrattuali.
La gestione della co-house può allontanare un ospite? Anche qui la risposta è positiva; a estremi mali estremi rimedi.
Questa è una prima idea che spero possa dare apertura a nuovi inserimenti di discussione e di fattibilità. Grazie per voler partecipare. Danilo Cesare“
In foto: un gruppo in cohousing