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Dove gli over60 vivono meglio

Noi italiani saremmo addirittura precipitati, nel breve volgere di un anno, dalla 27a alla 39a posizione nella classifica proposta dal Global Age Watch Index, uno studio realizzato annualmente su 96 Paesi del mondo da Help Age International e presentato come al solito ad inizio ottobre in occasione della Giornata Internazionale delle Nazioni Unite dedicata ai senior.

Quali sono i Paesi dove i senior vivono meglio ? E perché l’Italia compare in fondo alla classifica dei Paesi europei occidentali e sempre peggio nel ranking mondiale ?

Campione del mondo figura la Norvegia, al secondo posto la Svezia, al terzo la Svizzera, e poi via di seguito, nei primi dieci posti, Paesi dell’Europa dell’Ovest, Nordamericani, dell’Australasia, oltre al Giappone. Noi, solo al 39° posto, tra le Mauritius (prima di noi) e l’Armenia (subito dopo). In fondo alla classifica: Afghanistan, Mozambico, Gaza, Malawi, Tanzania.

I criteri in base ai quali viene stabilita la qualità della vita in ciascun Paese sono gli stessi dell’anno scorso: il livello e la sicurezza del reddito disponibile, le condizioni di salute e l’aspettativa di vita, le capacità personali di lavoro e culturali, le condizioni sociali e ambientali favorevoli (come ad esempio la rete familiare e degli amici, il senso di sicurezza nel girare da soli per strada o la qualità dei mezzi pubblici). E come l’anno scorso, la nostra classifica cambia completamente a seconda dei fattori che consideriamo. Noi italiani siamo ai vertici della classifica se consideriamo il fronte della salute, misurato dagli autori dell’indagine dall’aspettativa di vita a 60 anni, dall’aspettativa di vita in salute alla stessa età e dal riuscire a dare un senso positivo alla vita. E non sfiguriamo (25esimi) neppure guardando alla sicurezza del reddito: malgrado l’allungamento dell’età della pensione e il peggioramento dei dati sul rischio povertà, qui giocano a favore la copertura pensionistica universale, la ricchezza immobiliare e soprattutto il fatto che in Italia il reddito e i consumi dei senior, rispetto a quello di altre fasce di età, non è penalizzato, a differenza di altri Paesi dove invece il trentenne è di solito più ricco del sessantacinquenne. Dove crolla la nostra posizione in classifica è sulle capacità personali (69° posto) e ancor più sulle condizioni ambientali (74esimi). Le cosiddette capacità personali sono – opinabilmente – misurate da due fattori: il tasso di occupazione dei 55-64enni (che sta aumentando gradualmente ma che rimane sempre incredibilmente basso rispetto agli altri Paesi più avanzati) e il tasso di scolarità, misurato dalla percentuale di over60 con almeno istruzione secondaria, il che dovrebbe dare, secondo l’indagine, una maggior capacità di comprendere come va il mondo. Infine, per quanto riguarda le condizioni ambientali, siamo messi male sia per la percezione di sicurezza, sia per il basso senso di libertà nel fare scelte che riguardano la propria vita quando si è anziani, sia per la soddisfazione per i trasporti pubblici. Ci salviamo solo per la rete sociale e familiare che, pensiamo, non ci lascerebbe soli in caso di necessità.

Fin qui i dati. Starei però ben attento a considerare questi indicatori come espressione sicura della “qualità della vita” percepita da un senior. Sono aspetti certamente utili per aiutare a definire delle politiche pubbliche verso i senior, ma la “qualità della vita” la legherei di più alla soddisfazione delle preferenze individuali e alle aspirazioni personali di ciascuno di noi. Penso cioé che la “qualità della vita” sia una condizione troppo soggettiva per poter essere ingabbiata in queste misurazioni.

Per spiegarmi, riprendo un esempio paradossale che facevo un anno fa su questo stesso blog: una 63enne che abita in una cittadina sul mare con molti giorni di sole ma probabilmente con servizi pubblici allo stretto indispensabile, in pensione da qualche anno dopo decenni di lavoro con una pensione di ottocento euro al mese che insieme a quella del marito le consente di vivere sì modestamente ma senza particolari angosce, che trascorre la giornata dedicandosi ai nipoti e alla casa, che nel tempo libero passeggia sul lungomare o guarda la televisione, che non frequenta alcun corso o associazione, che a due passi da casa trova il medico di base che la conosce bene ma che deve fare chilometri per l’ospedale e gli specialisti, magari che vive in una zona ad alta intensità di reati anche se quando esce di casa vicini e negozianti la salutano con cortesia, ebbene questa nostra signora 63enne in base ai parametri utilizzati per misurare la “qualità della vita” risulterebbe in condizioni disastrose. Ma siamo proprio sicuri che sia così ? Che invece la sensazione di benessere e di soddisfazione per la propria vita non sia per questa signora più che buona ? E che magari non vorrebbe cambiarla con nessun’altra vita ?

E poi c’è anche qualcos’altro che non torna: perché gli over60 emigrano sempre di più, ma non in direzione dei Paesi che stanno in cima alla classifica di Help Age International, bensì verso altri Paesi dove la qualità della vita dei senior risulta più bassa di quella italiana ?

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