Posts Tagged: soldi

Facciamo due conti

Roberto lo conosco da tempo. Ha 62 anni, mi dice che ha concordato con l’azienda dove lavora un’uscita anticipata che lo porterà fino alla pensione. I soldi che riceverà dall’azienda copriranno il mancato stipendio per un paio d’anni. Poi, quanto riceverà di pensione non è riuscito ancora a capirlo esattamente, ogni volta gli dicono cifre diverse; quel che gli è chiaro è che con la pensione al massimo potrà coprire le spese quotidiane di ordinaria amministrazione sue e di sua moglie, la quale ha smesso di lavorare da più di dieci anni e al momento non ha un reddito proprio, se non quel che le viene dall’affitto di un appartamento ricevuto tempo fa in eredità. Hanno un figlio che ha finito gli studi, sta facendo uno stage dove gli danno 600 euro al mese e vive ancora con i genitori, anche se spera di rendersi velocemente autonomo e andare a vivere con la sua compagna. Roberto è soddisfatto dell’accordo fatto per la sua uscita dal lavoro, ma quando ci incontriamo mi si para davanti con foglio e penna perché vuole condividere le sue preoccupazioni economiche: ci penso su e mi rendo conto che è la prima volta che lo fa da quando lo conosco. La domanda di uno come Roberto, che ha sempre lavorato con discreti stipendi, che è stato capace di risparmiare e con il mutuo si è comprato la casa dove vive, che ha sempre avuto un tenore di vita che definirei da “classe media”, senza farsi mancare nulla ma senza particolari ambizioni economiche, è molto semplice: “ce la farò a mantenere in futuro lo stesso tenore di vita di oggi ?”

Pare che riuscirci sia molto difficile, anche se la risposta dipende da mille fattori e anche gli esperti di pensioni e di finanza, posti di fronte alla stessa domanda, faticano a dare risposte sicure. Ovviamente ognuno parte da proprie condizioni particolari e il contesto non permette di fare previsioni realmente attendibili. Ma non c’è dubbio che la domanda posta da Roberto attraversa la mente di milioni di senior: le aspettative sono di una vita sempre più lunga, avremo abbastanza risorse e opportunità per viverla decentemente ?

Di recente Jo Ann Jenkins, Presidente della potente American Association of Retired People, ha parlato di “resilienza finanziaria”, facendo riferimento alla capacità sia della società sia dei singoli senior di creare le condizioni perché appunto il progresso dato dal prolungamento dell’aspettativa di vita sia coniugato con la presenza di risorse finanziarie che evitino il deterioramento del tenore di vita all’avanzare dell’età.

Molto dipende dalle scelte che vengono compiute a livello politico e pubblico, ma molto dipende anche dalla capacità dei singoli di pensare con lungimiranza al proprio futuro finanziario.

Sul primo fronte pensiamo ad aspetti come la sostenibilità della spesa pensionistica pubblica, l’allungamento dell’età pensionabile, l’utilizzo e l’incentivazione dei fondi pensionistici integrativi privati, il mantenimento di un sistema sanitario pubblico, o pensiamo anche alla prevenzione delle frodi che sono particolarmente accentuate nei confronti delle persone in età avanzata.

Ma anche il ruolo di ciascun individuo è fondamentale. A 60 anni la “speranza di vita residua” è di più di venti anni (e di più di 25 per le donne): in quanti siamo abituati a fare una previsione delle risorse che avremo a disposizione nei prossimi venti anni?, a fare una stima delle spese che sosterremo?, in quanti abbiamo un’educazione finanziaria che ad esempio ci consenta di valutare quanto ancora dobbiamo risparmiare per fronteggiare i momenti più bui di salute ?

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Una fotografia in chiaroscuro

Connessi e solidali, ma timorosi del futuro.

Una fotografia in chiaroscuro quella sui senior italiani illustrata venerdì scorso dal Censis nel suo 48° Rapporto sulla situazione sociale del Paese.
Come al solito i dati e le riflessioni del Rapporto richiederanno uno studio attento, ma alcuni aspetti già comunicati balzano subito agli occhi.
Ad esempio: i senior sono sempre più solidali e fungono da perno familiare: circa 4 milioni e mezzo di over65 si prendono cura di altre persone anziane non autosufficienti e di queste quasi 1 milione lo fa in modo regolare. Per non parlare dei 3,2 milioni che si prendono regolarmente cura dei nipoti e dei 5,7 milioni che lo fanno di tanto in tanto; oltre al milione e mezzo che contribuisce regolarmente con i propri soldi alla famiglia di figli o nipoti e ai 5,5 milioni che lo fanno di tanto in tanto.
I senior sono anche sempre più connessi in rete: che il trasporto verso i social network fosse inarrestabile lo si sapeva, ma colpisce comunque la dimensione del fenomeno: gli utenti facebook over55 sono aumentati del 405 (quattrocentocinque)% in cinque anni.
Questi forti segni di vitalità non portano però ad una visione ottimistica. Infatti, tra le generazioni a cavallo tra i maturi e i senior, sono tantissimi coloro che temono il futuro, come è testimoniato dal 64% dei 45-64enni che ha paura di finire in povertà.
E la situazione lavorativa ed occupazionale è decisamente in chiaroscuro. Se da una parte si rileva il boom di occupati over50 registrato dal 2011 a oggi (+19,1%), anche come effetto dello spostamento in avanti dell’età del ritiro dal lavoro, o se colpiscono i 2,7 milioni di persone over65 che svolgono ancora attività lavorativa (regolare o in nero), dall’altra parte rimane alto il numero d’inattivi over50 (oltre 17 milioni) e la grande maggioranza di essi (circa 14 milioni) non cerca lavoro e si dichiara indisponibile a lavorare.

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Ho iniziato per un disagio generazionale

Il sessantenne Marco Martini mi ha inviato, come sua storia, il testo di una intervista che gli è stata fatta dopo aver vinto il “Traders’ Cup”, un campionato di trading con denaro reale, organizzato da Traders’ Magazine Italia in collaborazione con Borsa Italiana.  Pubblico un estratto di questa intervista.

sfondo campanileDice Marco: “Sono un sessantenne. Sono artigiano, commerciante e tecnico.  Ho fatto la scuola dell’obbligo e ho delle abilitazioni tecniche per il mio lavoro.
Ho una compagna e sono padre di un trentunenne, nato da una precedente relazione.
Vivo in Liguria. West Liguria. Una terra unica. A Bussana Vecchia. Tra i ruderi di un sogno hippy”.
Qual è, chiede l’intervistatore, il suo percorso di formazione nel trading finanziario ? “Ho iniziato per un disagio generazionale. Io nasco in provincia nei primi anni della seconda metà del secolo scorso, con le prime TV nelle case, le bombole del gas invece di legna e fascine, la plastica , il Moplen. Il primo telefono era in duplex. Il primo fax sono andato, incredulo, a vederlo arrivare in una ditta di fiori.
Poi, superati i quarant’anni, come uno schiaffo, la fantascienza diventa inesorabilmente realtà. Cervelli elettronici, PC portatili, telefoni cellulari, ADSL, Internet, comunicazione, new economy (cioè soldi dai soldi). Tanto da imparare, e a me piace.
con graficiCon Mauro, amico e bravo informatico, ci procuriamo dei software, un tipo ci vende lo scibile sul trading a 125 euro (correva l’anno 2003). Avevamo tutti i software esistenti… un centinaio… Resto folgorato, mi piace. A 50 anni appartengo a questo tempo, decido che  mi sarei formato un poco anche  in questa disciplina. Leggo un gran numero di libri e teoremi, mi piace; così lontano dal mio quotidiano. Vivo le varie teorie, approcci e matematiche come se fossero romanzi. Ed eccomi qua….

L’intervistatore chiede a Marco anche come si svolge la sua giornata.
“Non ho una giornata tipo, il trading é un hobby. Rilassante ed eccitante, più del tresette o del poker al bar. Ma con un potenziale enorme. Quando sono alla piattaforma osservo, valuto e a volte opero. Comunque se cominci alle 8 ti prepari. Alle 8,30 – 9 partono le banche Europee, poi notizie sui vari partecipanti alla bagarre. C’é di che divertirsi”.  In foto: Marco Martini

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Il salvadanaio delle famiglie

Tutte le indagini mettono in evidenza che il principale ammortizzatore sociale di questi anni di crisi sono state le famiglie. All’interno delle famiglie, a fronte dei redditi dei più giovani che spesso non consentono l’autonomia, i redditi e i risparmi degli over50 (fino agli ottantenni e oltre) sono quelli che più contribuiscono alla gestione economica familiare, costituendo il vero salvadanaio delle famiglie. Si sta però facendo strada una preoccupazione crescente sulla capacità di mantenere nel tempo questa “riserva”, sia tra i già pensionati (anche tra coloro che hanno goduto di un discreto benessere ma che negli ultimi anni hanno visto assottigliarsi il patrimonio), sia tra coloro che inizieranno a percepire l’assegno pensionistico dopo i 65 anni. Fino a quando i senior potranno funzionare da “salvadanaio delle famiglie” ?

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Nuovi orizzonti

Scrive Nicole: Francese, quasi 62enne, da molti anni in Italia, prima per lavoro in un’azienda francese a Roma poi per matrimonio in Liguria. Mi sono sposata a 40 anni con un piccolo imprenditore di 14 anni più grande, commettendo l’Errore della mia vita: licenziarmi. Infatti, dopo 2 anni, mio marito è fallito. Eravamo sul lastrico. Ha aperto un bar, a nome mio, e neanche questo è andato bene con penose conseguenze finanziarie per me. Anziché rimboccarsi le maniche, è scivolato nell’alcolismo. E’ da quel periodo che viviamo da separati in casa, né dormiamo né prendiamo i pasti insieme. Solo l’amore per i miei animali ed il mio orgoglio innato mi hanno dato la forza di andare avanti. Otto anni fa ho trovato un lavoro come operatrice in un call center, lavoro penosissimo e mal pagato ma a tempo indeterminato. Poi, 4 anni fa, ho conosciuto l’amore-passione per un mio coetaneo…non libero. Gioia e dolore insieme ma…vita. Sentirsi bella e desiderata alla mia età è fondamentale, rialza l’autostima. Ora non so cosa sarà della mia vita. Avrò finalmente la forza di lasciare marito e amante per nuovo orizzonti? (ma mai i miei animali). La Fornero mi costringe a sopportare per altri 2 anni l’inferno del call center. Poi, chissà… Leggere Voi è stata una scoperta, bellissima, spero poter scambiare pareri con Voi. Grazie

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i 60 ruggenti: giro di boa

Scrive Alberto: Sono Alberto oggi 63enne, tutti mi dicono che non li dimostro, e fino a qualche giorno fa ci ho creduto pure io anzi ne ero convinto in fondo all’anima. Mi ha fatto sempre piacere sentirmi dare del tu da persone più giovani, quasi che mi facesse sentir d’esser parte di una comunita’, di un gruppo. Non e’ il complesso di Peter Pan , l’eterno ragazzo che non vuol crescere, ma quando la cassiera del teatro, l’altra sera mi ha fatto pagare i biglietti con lo sconto “per gli over 60”, ho pagato e poi mi sono un po’ risentito. Peccato che non si possa fare ma vorrei poter ancora pagare l’intero!

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Più istruito e più ricco? Più longevo

Anche oggi, benché tutti sappiamo che il titolo di studio é sempre meno garanzia di occupazione, vale la regola che chi ha studiato di più ha più probabilità di fare nella vita lavori che danno soddisfazioni economiche. Magari oggi in Italia, nel pieno della crisi dell’occupazione giovanile, questo collegamento è meno evidente, ma tutto sommato la massima “more learn, more earn” (“più impari, più guadagni”), anche secondo tutti gli studi sull’argomento risulta tuttora valida.

Quel che è meno conosciuto è il collegamento tra il livello di istruzione e la speranza di vita: secondo alcune indagini ci sono ben 6 anni di differenza tra l’aspettativa di vita di chi ha la laurea e di chi nessuna istruzione, sei anni a favore dei più istruiti. Intendiamoci, il signor Mario, 89 anni, papà di un mio amico, ex operaio che di sicuro di anni a scuola ne ha trascorsi pochi, ha ancora una salute invidiabile, a casa se la cava decentemente e quasi tutti i giorni va a farsi la sua breve passeggiata. Casi così ce n’è parecchi per fortuna, ma i grandi numeri parrebbero andare in una direzione opposta.  Che le diseguaglianze nell’aspettativa di vita siano dunque più legate al livello di istruzione che al genere ? (Tra uomini e donne, si sa, ci sono circa 5 anni di differenza a favore delle donne).

Anche se in realtà il rapporto tra livello di istruzione e longevità è meno studiato delle differenze legate al genere, non mancano seri rapporti che confermano queste diseguaglianze, con riferimento non solo all’Italia.  Ad esempio, uno studio della Banca d’Italia del 2012 dal titolo “Le diseguaglianze nelle speranze di vita”, al capitolo “Il ruolo dell’istruzione”, segnala che vi sono “con chiarezza divari anche significativi nella longevità tra i più e i meno istruiti e una tendenza al loro ulteriore ampliamento in atto almeno dagli anni 80”.

E un rapporto della Commissione Europea dello scorso settembre sulle disparità sanitarie rileva che “nel 2010 il gap stimato della speranza di vita per gli uomini all’età di 30 anni tra quelli con grado di istruzione più elevato e quelli scarsamente scolarizzati andava da circa 3 anni a ben 17 anni in diversi Stati membri. Per le donne il differenziale era leggermente più contenuto e variava da 1 a 9 anni”. Insomma, nella avanzatissima Europa ci sarebbero Paesi dove se hai studiato tanto vivi 17 anni più di chi non ha studiato !

Che poi l’istruzione di per sé non spieghi queste differenze, questo è evidente a tutti, ma gli esperti di sanità e di demografia non sono completamente d’accordo sulle spiegazioni. La più convincente, a mio vedere, è che il livello d’istruzione, come dicevo all’inizio, è collegato al livello di reddito e al tipo di professione svolta, e questo porta con sé una minore usura fisica, migliori cure nel momento del bisogno e la possibilità di vivere in luoghi più salubri. Non vanno trascurati però altri fattori, segnalati da molti esperti di sanità pubblica, come la quantità di fumo, il consumo eccessivo di alcool o la scarsa attività fisica, che talune ricerche rilevano essere molto diversi tra persone con alta o bassissima istruzione.

Qualunque sia la spiegazione giusta, resta il fatto che ad oggi vale la regola: più sei istruito, più guadagni, più a lungo vivi.

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Piccole trasgressioni

La vita non è fatta solo di buone pratiche e comportamenti virtuosi…

Quali sono le trasgressioni a sessant’anni ?

In poltrona davanti alla tv e… un cioccolatino tira l’altro… finire tutta la scatola

Accettare l’invito di persone vent’anni più giovani e lanciarsi in una partita di tennis o in una gara in bicicletta

Stare fuori fino a tardi e mentire ai figli quando chiedono dove sei stato la sera precedente

Farsi una bella bevuta in compagnia anche se il medico ha detto che ad una certa età bisognerebbe  limitarsi a un bicchiere

Fare un acquisto spropositato senza preoccuparsi dei soldi che serviranno quando la vecchiaia sarà difficile

Vestirsi per una volta come la nipote ventenne

Attaccar bottone con una fanciulla di trent’anni più giovane

Per un giorno spegnere il computer, prendere carta e penna, scrivere una lunga lettera ad un amico e spedirla in una bella busta

Altro che lavoro o volontariato… passare pomeriggi interi a fare shopping

Andare al ristorante da solo e mangiare tutto quello che sarebbe vietato

…………………………

Quali sono le tue trasgressioni ?

 

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Le bucce di banana del giovane pensionato

Questo articolo non serve a:

      i pensionati d’oro (quelli d’oro davvero)

      i tanti che popolano i luoghi di lavoro, che non ne possono più di quel che fanno e che ancora rovistano tra le pieghe della riforma Fornero per trovare una falla che consenta loro di realizzare il sogno di andare in pensione presto, ma che tanto in pensione ci andranno solo verso i 70 anni

      i baby pensionati e le baby pensionate che ormai hanno superato da tempo il problema

      i cinquantenni che dal lavoro sono stati espulsi e hanno problemi più urgenti da risolvere.

Si rivolge invece ai tardo-cinquantenni e soprattutto ai tantissimi giovani sessantenni che l’assegno dell’Inps lo ricevono già e si augurano di vivere altri trent’anni, oppure ai pochi loro coetanei che hanno fatto la scelta di ritirarsi dal lavoro retribuito prima del termine pensionistico standard per dedicarsi ad altro.

Vivessero in America, costoro verrebbero chiamati gli “early retired”, quelli appunto che via dal lavoro con una fonte di sostentamento ci sono andati abbastanza presto rispetto agli standard attuali e che hanno davanti a sé, auspicabilmente, ancora un lungo tratto di vita.

Fare l’”early retired” è la condizione più invidiata da quelli obbligati al “late retirement”, ma trova sulla propria strada molte bucce di banana, soprattutto sul versante delle proprie finanze. Ecco alcuni degli errori che, secondo lo statunitense Joe Udo da me liberamente interpretato, l’”early retired” farebbe bene ad evitare. Sono errori (e relativi suggerimenti) d’oltre Oceano, ma che in larga misura vanno bene anche dalle nostre parti.

Spendere troppo, troppo presto

Se a 60 anni gli uomini italiani possono sperare di vivere ancora 21 anni e le donne ancora 26, spendere troppo, subito dopo avere smesso di portare a casa un reddito da lavoro, può essere pericoloso; diciamo che aumenta di molto le possibilità che ci si trovi senza risparmi per gli anni più anziani. Le mie spese di oggi sono coperte completamente da una pensione o devo intaccare il risparmio? E se lo intacco, di quanto è prudente farlo ? Secondo Udo, un prelievo del 4% all’anno dal proprio risparmio può essere ragionevole per chi in pensione ci va tardi, per un “early retired” invece meglio non intaccare il patrimonio di più del 3% nei primi anni.

Dare un taglio netto a qualunque forma di lavoro retribuito

Uno dei modi per non intaccare troppo il risparmio è lavorare ancora un po’ anche se si riceve già la pensione; stesso discorso per chi si è deciso a mollare prima del tempo il lavoro tradizionale full time. In questi casi é un errore non prendere in considerazione il lavoro part time, gli incarichi temporanei, qualche progetto. Tra l’altro, non escludere a priori qualche forma di attività lavorativa parziale può far bene non solo al portafoglio, ma anche al proprio stato d’animo.

Investire in modo troppo conservativo o rinunciare completamente ad investire

I consulenti finanziari sanno che quando ci si avvicina alla pensione, la tolleranza al rischio diminuisce.  Forse nella finanza di oggi è segno di saggezza, ma anche i soldi sotto al materasso non sono indenni da rischi. D’accordo che non bisogna spendere troppo subito, ma l’acquisto di qualche bene durevole può essere utile: la cucina e il salotto comprati trent’anni fa dureranno anche per i prossimi trenta ?

Non considerare i costi medici futuri

Gira una stima di una grossa organizzazione finanziaria, la Fidelity Investments, secondo la quale una coppia di 65enni americani che si ritira a quest’età avrà bisogno di 240.000 dollari (un po’ più di 180.000 euro ai cambi di oggi) per coprire le proprie spese mediche future. E questo senza considerare i casi eccezionali di lunga vita, cioè di quelli che riescono a vivere oltre i novanta o i cento anni. La decente condizione fisica di cui gode oggi un sessantenne può fargli pensare che sarà così per sempre: è un errore, purtroppo oggi la buona salute sta ancora correndo un po’ più lentamente della longevità.

Rimanere passivi

I sogni d’ozio, di spiagge assolate e di mare caraibico, tipiche di quando non se ne può più di stare in ufficio vanno bene appunto solo in quell’occasione. I giovani pensionati hanno bisogno di dare un senso al loro tempo. Dopo il periodo di lavoro pieno, il tempo liberato senza impegni può portare a insoddisfazione e persino a depressione. Bisogna pensarci bene prima di staccare completamente la spina da ogni attività.

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10 minuti per un’interessante indagine

Hai già compiuto 65 anni e vuoi contribuire a far capire le esigenze delle persone di questa età ? Allora prenditi 10 minuti, vai al link qui sotto e rispondi al questionario.

https://docs.google.com/forms/d/1s-m1X-RTvCmoYfK_rHVQRxOFhG5ceQRVQGw31a_aB9Y/viewform 

Il questionario è stato predisposto da ricercatori dell’Università Cattolica di Milano ed è lo strumento per realizzare una ricerca sulle esigenze degli over 65 voluta dall’Osservatorio 65Plus, osservatorio condotto da Giada Nolasco, la quale tra l’altro collabora saltuariamente con articoli intorno al tema “soldi” su queste nostre pagine.

Lo scopo della ricerca è appunto quello di comprendere le esigenze delle persone dai 65 anni in su e raccogliere le loro richieste ed i loro giudizi nei diversi contesti di vita.

La raccolta delle informazioni è assolutamente anonima, al fine di lasciare a ciascuno la massima libertà di espressione (nessun dato personale, come ad esempio l’indirizzo e-mail, sarà rintracciabile in seguito alla compilazione). I responsabili della ricerca garantiscono che i dati inseriti non potranno essere utilizzati a fini commerciali. Al termine della compilazione, cliccare sul tasto “Invio”.

I dati raccolti saranno analizzati per fasce di età ed i risultati saranno pubblicati, consentendo a ciascuno di confrontare i propri giudizi con quelli dei propri coetanei.

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