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Turismo evergreen di gruppo

Pubblico con piacere questo articolo di Silvia Ghidinelli.

Vi sarà forse capitato di incontrare, anche nelle vostre città, frotte di senior, accompagnati da una guida, intenti ad ammirare le bellezze che li circondano. E’ il turismo di gruppo della terza età.

 

 

Sì perché i senior, spesso, amano viaggiare in gruppo, con le loro Associazioni di Volontariato, di Pensionati, delle loro Parrocchie e, proprio per questo, amano viaggiare tra persone conosciute e spesso amiche, con le quali vivere in gruppo e condividere importanti esperienze, divertirsi insieme, e, in fin dei conti, riappropriarsi dell’atmosfera della giovinezza, quando il gruppo era parte integrante della vita. Sì, perché il gruppo è goliardico, allegro ed integra facilmente anche coloro che sono soli …

Molti senior sono liberi da impegni lavorativi e perciò possono scegliere di viaggiare in qualunque momento dell’anno; è favorita la scelta delle medie stagioni, perché il clima è mite , ma non afoso, i prezzi calmierati, l’accoglienza negli alberghi più curata e meno frettolosa, i siti, i monumenti e i musei meno affollati.

Inoltre il TEMPO, risorsa dei senior, consente loro, se lo desiderano, un lento avvicinamento al luogo prescelto, gustando via via i cambiamenti della natura, delle architetture, dell’Umanità incontrata. Modalità ben lontana dai viaggi “mordi e fuggi” che ti catapultano nelle capitali in poche ore, lasciandoti per altrettanto poco tempo, senza alcun riferimento di localizzazione se non la carta geografica.

In questi viaggi di gruppo raramente il pranzo è libero, per mangiare magari un panino o frutta, come sarebbe anche bene, ad una certa età, per non appesantirsi. Invece, è più in uso che i senior in gruppo condividano il piacere di stare a tavola per gustare cibo tipico del luogo, assaggiare vini nuovi, e, se si trovano all’estero, comparare il tutto con l’ineguagliabile cucina italiana.

Va da sé che, se i viaggi sono organizzati da Enti religiosi, si cercheranno anche le tracce del Cristianesimo nei luoghi visitati: come è accaduto a me, grazie ad un bel viaggio in Grecia con la Diocesi della mia città, di seguire le tracce di S.Paolo all’Areopago sull’Acropoli di Atene e a Corinto, o di S.Andrea a Patrasso. Il viaggio era aperto a tutti, credenti e non, e voglio aggiungere che è stato molto interessante anche per me che sono agnostica, ma percepisco il fascino del Vangelo e provo grande rispetto e ammirazione per coloro che lo vivono con Fede.

Anzi credo che i senior, spesso, inseguano non solo interessi culturali, ma anche spirituali, perché, come dice Hillman, non bisogna trascurare l’anima più profonda, la quale, al di là della gratificazione fisica, ha bisogni estetici: senza immagini e sensazioni di bellezza, l’anima appassisce e muore.

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Perché i senior fanno volontariato ?

Alle attività di volontariato si dedicano molti senior, in numero crescente nel tempo, partecipando ad associazioni o praticandole per conto proprio. Le attività che vengono considerate di volontariato dai diretti interessati sono estremamente varie ed è difficile enumerarle tutte (vedi ad esempio su questo blog l’esito dell’indagine “vita da senior” proprio su questo argomento http://iragazzidisessantanni.it/vita-da-senior/fronte-volontariato-e-cittadinanza-attiva/volontariato-buone-pratiche/). Quel che però vorrei esplorare qui oggi non è tanto in cosa consiste il volontariato praticato dai senior, quanto piuttosto quali sono le motivazioni che spingono così tanti cinquantenni, sessantenni e settantenni a dedicare parte del loro tempo a queste attività. Quali molle scattano nell’animo e nella mente del senior quando decide, ad esempio, di offrire aiuto e compagnia a malati od anziani che ne hanno bisogno, di assistere dei giovani nel loro percorso scolastico, di prestare gratuitamente la propria opera professionale in centri di accoglienza o di partecipare alle iniziative della protezione civile ? Probabilmente le motivazioni sono tante quante le persone che al volontariato si dedicano, ma mi sembra che alcune siano più diffuse di altre.

La premessa per arrivare ad individuare le principali ragioni che spingono a queste attività è che chi fa volontariato ritiene di fare qualcosa di utile, qualcosa che ha valore per chi riceve le prestazioni del volontario, qualcosa che serve agli altri o all’intera società. Se si perde di vista questo punto, diventa difficile inquadrare l’argomento.

Ma mettere a disposizione il proprio tempo per fare qualcosa che è utile per gli altri, dipende sempre da uno slancio interiore di generosità, di altruismo, di donazione ? Probabilmente no. Sicuramente ci sono tante persone che, per convinzione religiosa, per propria personalità altruistica, per sensibilità agli altri, trovano soprattutto in questo la spiegazione del loro dedicarsi agli altri (spesso sono persone che non aspettano di essere senior per seguire questa strada), ma sono ben diffuse anche altre motivazioni.

Ad esempio, non sono pochi coloro che si avvicinano al volontariato per senso di riconoscenza, non tanto verso una specifica persona, quanto piuttosto riconoscenti del fatto che la vita ha offerto loro delle opportunità e delle soddisfazioni e può anche arrivare il momento in cui si ricambia: “La vita è stata generosa con me, ora posso essere generoso io con gli altri e la società”.  Allo stesso modo è abbastanza facile trovare senior che fanno volontariato soprattutto per una sorta di senso civico, per cui la solidarietà è parte integrante dell’essere buon cittadino e dedicare parte del proprio tempo a queste iniziative è un modo per rispondere ai propri doveri sociali. Slancio generoso, senso di riconoscenza e spirito solidale possono essere dunque importanti “molle” che spingono a fare il volontario.

Ma la motivazione che va capita meglio penso che sia quella di chi si avvicina al volontariato soprattutto per dare un senso ad una fase della vita, quella del senior, che non ha ancora dei canoni ben codificati. In generale, vivere più a lungo di per sé pare non accontenti più nessuno. La longevità risulta un valore positivo se è accompagnata da una salute che consente di non perdere la dignità, ma ancor di più l’idea della maggiore longevità ci piace se nel periodo prima della “vecchiaia vera”, cioè quando possiamo essere ancora attivi, autonomi e decentemente in salute, riusciamo a dar un senso all’esistenza. Da questo punto di vista, fare qualcosa di utile per gli altri e per la società è sicuramente un modo intelligente per dare un senso alla propria vita. Il volontario con questa forte motivazione presta dunque la sua opera pensando di ricevere lui stesso un grosso beneficio da quel che fa: si arricchisce umanamente, trova la ragione per cui vale la pena di vivere ancora intensamente la propria vita, sa spiegare a se stesso il valore della propria quotidianità. Naturalmente questa è una motivazione che si trova maggiormente tra coloro che hanno liberato del tempo dagli impegni più gravosi dell’età adulta e che magari sperimentano un senso di “vuoto”, ma può benissimo essere una molla importante anche per chi, pur continuando ad avere forti impegni lavorativi o familiari, non trova in quegli ambiti abbastanza soddisfazioni.

Personalmente, non credo che una motivazione sia più valida di un’altra e sicuramente nella stessa persona spesso convivono più motivazioni. Però ritengo che i senior che fanno volontariato soprattutto per dare un senso alla propria esistenza devono essere onesti con se stessi e domandarsi se questa loro spinta può essere compatibile con lo svolgere adeguatamente nel tempo prestazioni che con grande probabilità richiederanno forte dedizione agli altri.

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Spiritualità ed empatia

Caterina è stata intervistata da una frequentatrice del blog e qui è riportata una sintesi dell’intervista. La storia di Caterina non è come le altre storie. La tensione spirituale tradotta in opere che si coglie nelle sue parole ne fanno una testimonianza fuori dal comune. Il titolo di questa storia l’ho scelto io.

Sono in pensione da 13 anni, dopo aver lavorato come insegnante, e subito ho accettato l’incarico di diventare Amministratore Unico in una Residenza per Anziani. Qui ho dato impulso alla struttura secondo principi di alta qualità della vita, nei quali credo fermamente. Ho messo l’ospite al centro di ogni attività interna, curando particolarmente i rapporti con le Operatrici Socio – Sanitarie e con i Volontari che vi operavano. Inoltre ho ritenuto basilare l’ampliamento della Residenza, che ho seguito in ogni dettaglio.
Io provengo da una famiglia religiosa e sono una donna di fede: la relazione col Divino che vedo nella natura e nelle persone mi porta ad una preghiera continua e automatica di partecipazione e gratitudine. Tuttavia nella mia vita ho desiderato che il campo della fede e della vita pratica non fossero separati ed è per questo che nel quotidiano cerco di usare il tempo secondo i miei principi di spiritualità nei quali l’Amore ha una parte principale: ecco perché il bene dell’altro è per me molto gratificante ed è quello che rappresenta la mia crescita. In passato ho accettato degli incarichi di volontariato impegnativi perché rispondevano ad uno slancio interiore di donazione agli altri.
Ora offro ogni giorno aiuto e compagnia a mia sorella, ospite nella Residenza Anziani di cui sono stata Amministratore. L’incarico l’ho lasciato cinque anni fa per seguire le terapie dopo un’operazione di cancro. Però ho fondato da poco un’Associazione di Volontariato locale della quale sono Presidente e che mi richiede molte energie; offro aiuto e compagnia ad alcune persone.
L’empatia che provo per gli altri, la tenerezza che sento per chiunque ha un disagio o un dolore, il desiderio di vedere la scintilla di gratitudine nei loro occhi e l’arricchimento che me ne deriva, mi hanno sempre guidata in queste scelte. Ma è sempre quest’empatia che mi impedisce di dire di no e perciò il percorso che seguo mi porta spesso a dimenticare me stessa e le mie esigenze. Per fortuna ho parenti e amici che mi conoscono e mi invitano imperiosamente a condividere con loro momenti distensivi che mi ricaricano.
Comunque, spero di avere” tempo” per crescere ancora sul piano umano e spirituale.

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Senior e spiritualità

Sarà vero che con il passar degli anni si è più portati a vivere una vita di introspezione e di riflessione interiore ? Che si va alla ricerca di un proprio percorso spirituale, non necessariamente basato su un retroterra religioso, ma anche laico ? Che si è meno indifferenti di fronte al tema della morte e del fine vita ?

Sicuramente sarà capitato a tutti, magari dopo un periodo di malattia o di profonda crisi, di ripensare al proprio percorso di vita e di porsi domande sulla propria esistenza e sui misteri del dopo.  Le forme con cui si manifesta il bisogno di spiritualità, insisto: sia quella religiosa sia quella laica, sono numerose ed è difficile immaginare che per un sessantenne si presenti allo stesso modo che per un trentenne.  Per queste ragioni, nell’indagine “Vita da senior” sulle buone e cattive pratiche dei 55-75enni si è voluto inserire un capitolo dedicato alla spiritualità. Apprezzare le bellezze del mondo, i colori, i tramonti, i fiori, gli animali, i grandi spazi, sono forme di spiritualità ? Provare attenzione ed empatia per chi ha disagio, dolore e sofferenza è anch’essa un’apprezzabile manifestazione di spiritualità ? O la vita spirituale richiede la frequentazione della comunità religiosa di cui si condivide la fede? E ancora: cosa, oltre ad una maggiore sensibilità ai misteri della morte e del “dopo”, rende la spiritualità dei senior specifica rispetto alle età precedenti ?

Le 45 persone che sono state intervistate nell’indagine “Vita da senior” hanno raccontato la loro esperienza e detto la loro opinione. In altra parte del blog   si trovano le risposte sintetiche e si può aggiungere la propria opinione. Il tema è complesso e delicato, ma vale la pena di mettere in comune le proprie opinioni anche su questo.

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L’ amore della mia vita attuale

Scrive Lora, la cui gioia deriva dai nipotini e dalla fede religiosa: Dopo tante sofferenze della mia vita tortuosa, da sola con un bambino da crescere, ho ricevuto un amore più grande che avrei potuto avere, l’amore di Dio l’ho sempre avuto dalla nascita Lui si è preso cura di me, e non ha smesso.
Adesso vivo un amore indescrivibile, una felicità immensa, quella di avere 2 nipotini che mi amano, io li adoro quando sto con loro quasi ogni giorno, l’amore che mi trasmettono nonostante piccoli riempiono tutti i vuoti che hanno accompagnato la mia esistenza. Non avrei mai immaginato che essere nonna mi avrebbe dato queste sensazioni stupende, grazie a Dio che mi ha concesso questo dono della vita sia prolungandomi i miei giorni, perchè per vari incidenti potevo non esserci da tempo, sia la gioia della grazia di Dio nella mia vita, che fa sì che il mio cuore trabocchi d’amore per tutti, sono disponibile ad aiutare chi ha bisogno perchè ho conosciuto il bisogno, sono molto felice della mia vita attuale, fino a quando Dio vorrà va bene così. In foto: una nonna con nipote

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Senza fine

Scrive Anna: Ciao enrico sono anna, grazie di cuore. ora fate parte della mia vita. Sono una sessantenne. impegnatissima. La mia storia mi sembra infinita,,,,ma l’amore che riesco a trasmettere agli altri mi ricompensa. Solare, sempre pronta per tutti…ma quando sono sola rifletto molto, ho una fonte di energia, una grande fede. In questi giorni ho ripreso in casa mia figlia, con mia nipote sedicenne, per iniziare un nuovo passaggio…spero di avere tanta salute e forza per poter affrontare il tutto. Un abbraccio, alla prossima.  In foto: tre generazioni di donne

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Il cammino continua

Racconta Costantino: Nato da una famiglia della borghesia triestina, la scomparsa di mio padre ha comportato una dura attività lavorativa da parte di mia madre. Sono stato uno studente piuttosto diligente senza essere un’ eccellenza. Finito il liceo mi sono laureato in lettere classiche.
Da studente ho anche lavorato in una ditta commerciale conoscendo più da vicino il mondo operaio e impiegatizio ed economico in generale. Ho insegnato tutta la vita in licei diversi affinando così conoscenze e competenze mirate su obiettivi specifici in rapporto alle scolaresche dei differenti indirizzi. A suo tempo ho lavorato anche in scuole private con risultati soddisfacenti specie sul piano umano ma ho fatto pure una significativa esperienza come produttore assicurativo sul territorio in cui ora vivo, la Romagna, negli anni settanta mentre negli anni ottanta ho collaborato insieme ad altri con il circondario riminese nel campo dell’orientamento scolastico e professionale. Sono stato fortunato sul piano affettivo per avere conosciuto una famiglia, quella di mia moglie, di grande umanità e generosità e devo a mia moglie gran parte di quello che sono ora, ma il cammino continua…
Il passaggio dalla vita lavorativa a quella da pensionato non è stata traumatica personalmente ma per un delicato intervento subito da mia moglie. Del resto non sono certo mancate e non mancano le occasioni di incontro, di crescita culturale e affettiva, di formazione permanente attraverso letture che mantengano vivo il contatto con la realtà in divenire in un continuo presente e guardando al futuro e alla conservazione delle amicizie e delle conoscenze. Per altro verso, le sofferenze e i lutti dell’ultimo decennio mi hanno portato a riflettere sul tempo la cui inafferrabile velocità appare evidente solo in età avanzata. Così ti rendi conto della inconsistenza e della inutilità di certa conflittualità passata sia sul lavoro sia nel contesto familiare e amicale e del conseguente male involontario che fai a te stesso e agli altri. Ma anche del bene il cui raggiungimento non è sempre scontato né facile ma proprio per questo quanto mai stimolante e affascinante, nonché gratificante nel momento in cui si ottiene il risultato sperato. Ed esiste un bene che va oltre la tua dimensione terrena. Quest’ultima è la più impegnativa e meno scontata per tutti. Ma ci provo.   In foto: una persona in cammino

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