Ad inizio agosto ho pubblicato la storia di Gioindel, dal titolo “E perché no ?”, in cui Gio, da 62enne, esprimeva le sue paure e il suo desiderio di cambiamento della società. A commento della sua storia avevo espresso, tra l’altro, curiosità per i tipi di cambiamento che Gio aveva in mente e che non erano resi espliciti nella sua storia. Ora, Gio ha inviato questa nuova riflessione, che spiega più a fondo cosa desidera. In foto: “La speranza II” di Gustav Klimt.
“La mia riflessione è dovuta alla realtà che mi circonda e da tutto quello che apprendo dai mass media ogni giorno. Io sono stato sempre un sognatore e pertanto ho pensato sempre in tale modo anche se con la realtà mi ci sono sempre scontrato. Come ho già accennato nella precedente riflessione la mia famiglia era costituita da ben 14 elementi che per sopravvivere, in un modo o nell’altro, dovevano contribuire, chi con il lavoro, anche se piccoli, chi come mio padre che faceva due lavori, chi come le mie sorelle, mia madre e mia nonna che si dedicavano alla casa.
Nel rispetto dei ruoli ognuno di noi contribuiva ed era contento di farlo perchè la sera stavamo tutti insieme a scherzare e pensare a tutto quello che era successo in quel giorno. Nel contempo ci trasmettevamo i nostri progetti, i nostri sogni. Erano gli anni sessanta, anni in cui la crisi esisteva, ma era accompagnata dalla evoluzione industriale. Mi ricordo le parole di mia nonna “oggi trovi lavoro tu, domani ci sarà l’occasione per un altro dei tuoi fratelli”. Ecco cosa ci rendeva più forti rispetto alla gioventù di oggi: ” L A S P E R A N Z A”.
Ma i tempi sono cambiati e questa speranza non esiste più. L’hanno rubata tutte quelle persone che hanno rivestito cariche di potere politico ed economico, che non hanno pensato ad un bene comune per tutti ma solo per pochi eletti. In conseguenza a ciò ci troviamo davanti al niente e anche meno.
Mi hanno lasciato amareggiato le parole di un industriale in una trasmissione televisiva, l’espressione di consapevolezza con cui ha detto: “Noi saremo la generazione maledetta dai nostri figli e dai nostri nipoti”.
Queste parole ancora una volta mi hanno fatto riflettere e pensare “Ma è giusto continuare a sbagliare e morire per l’egoismo di chi dirige la nave che va a fondo e pensa a salvare solo se stesso?”.
Le regole che io cambierei sono tante, adatterei la Nazione Italia alla mia famiglia in cui le regole normali servivano a ben poco ed eravamo costretti a cambiarle per sopravvivere. Le regole sul lavoro vanno cambiate, più si lavora più si guadagna meno tasse . Guarderei sempre con maggiore interesse l’esportazione mondiale.
Noi per quello che stiamo vivendo in questo momento siamo un popolo condannato a consumare cinese ma abbiamo una grande risorsa che è il nostro talento “made in Italy”, tanto apprezzato nel mondo. Siamo un popolo di appena 50 milioni di abitanti e abbiamo di fronte altri 3 miliardi di persone che vivono e consumano altrove.
Dovremmo cambiare subito la cultura “che tutto quello che è di tutti è di nessuno”, al contrario: è mio e di tutti gli altri, beni da custodire, da valorizzare e da ampliare. Pensare che la nostra nazione ha bisogno di gloria e dignità che le può essere data solo da noi che la abitiamo e dobbiamo amare.
So che tutto quello che ho scritto é molto difficile da realizzare, ma è l’unico modo di riuscire a dare la SPERANZA alle generazioni future e non farci maledire dalle stesse.
NON ho risposto a tutte le tue curiosità, ho scritto di getto!!!!!!!!!!!!! Cordiali saluti. Gio Indel”